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Cumuli di rifiuti dati alle fiamme, strade impraticabili e buie, centinaia di lavoratori impiccati alla continua attesa di uno stipendio e con nessuna prospettiva futura, costretti ad assediare i palazzi in cerca di risposte che non arrivano mai, cittadini esasperati da una tassazione comunale sempre più esosa: Reggio Calabria è oggi una città politicamente, socialmente ed economicamente in macerie. È questo il pantano in cui il Modello Reggio ha sprofondato la città, ma la terna commissariale – presentata mesi orsono come salvifico strumento di rinascita – sembra troppo occupata a batter cassa per salvare i vecchi amministratori e i grandi creditori dal rischio del dissesto, per applicarsi concretamente alla soluzione delle vere emergenze cittadine o all’elaborazione di strategie valide per dare a Reggio un futuro sostenibile. Scaricato sulle spalle dei cittadini tutto il peso di una gestione folle, se non criminale, dell’ente comunale che, stando alle inchieste, per quasi un decennio è stato più occupato a ingrassare clientele di varia natura, che a dare servizi al cittadino. Oggi quindi la terna commissariale ha un disperato bisogno di raccattare denari per tentare di sanare il cratere di bilancio che ha ricevuto in eredità.
La privatizzazione totale delle società miste – due delle quali sciolte per infiltrazione dei clan proprio al riparo delle sigle del “socio privato” – si inserisce perfettamente in questa logica, che in Calabria come in Italia, ha continuamente portato alla socializzazione di perdite e debiti e alla privatizzazione dei profitti. L’esperienza passata della svendita di grandi società pubbliche come Ferrovie dello Stato o la Telecom non lascia dubbi: svendute per un piatto di lenticchie e cedute a privati che le hanno spolpate senza investire un euro in servizi e innovazione, per i cittadini ha significato aumento dei costi, peggioramento dei servizi, tagli sulle attività di manutenzione ordinaria e sulla sicurezza, il tutto accompagnato da ondate di licenziamenti. Un destino già scritto anche per i reggini, se dovessimo lasciar passare la proposta della terna di privatizzazione di tutti i servizi pubblici. Del resto, quale privato preoccupato del reddito di impresa si premurerà di offrire servizi adeguati a prezzi equi e condizioni dignitose a chi lavora? Oggi sono i lavoratori i primi a pagare il prezzo di una classe dirigente che li ha prima usati e adesso li scarica senza remore, ma la lotta degli operai di Leonia, Multiservizi e degli addetti di tutte le società miste è una battaglia che riguarda tutti. Solo una gestione pubblica, che coinvolga i lavoratori – quelli che più di tutti conoscono le condizioni oggettive della città e sanno come e dove intervenire – e garantisca condizioni di lavoro degne, sarà per Reggio garanzia di un futuro sostenibile.
Dall’incontro di cittadini e lavoratori, preoccupati da questa prospettiva e certi che un’alternativa sia possibile e necessaria, nasce il Comitato “Ripartiamo dai Servizi Pubblici”. La ricetta proposta è semplice: far tornare la gestione dei servizi locali in mani pubbliche, fuori da logiche di mercato e da amministrazioni privatistiche, attraverso la trasformazione delle attuali società in aziende speciali comunali, salvaguardando così allo stesso tempo i diritti dei cittadini e dei lavoratori. Non è un’idea campata in aria, né una proposta ideologica, ma un progetto concreto che si inscrive nel solco che altre amministrazioni in tutta Italia, come all’estero hanno tracciato, con una radicale inversione di rotta rispetto ad anni di gestioni private dissennate e fallimentari.
Di questo il comitato vuole discutere con cittadini e cittadine, lavoratori e lavoratrici. Invitiamo tutte e tutti all’incontro che si terrà sabato 25 maggio alle ore 18.00 presso il Circolo SEL “Eugenio Musolino” di Gallico, in Via Casa Savoia 137, per illustrare le finalità del Comitato e le prossime iniziative in cantiere; l’invito è anche ad aderire a questo progetto che sta muovendo i primi passi. Difendere il futuro della città vuol dire oggi evitarne la svendita dei servizi fondamentali.
Comitato “Ripartiamo dai Servizi Pubblici”
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