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La manovra recentemente varata dal Governo, sicuramente essenziale per il mantenimento del rating sui mercati internazionali, ha però prodotto i primi “guasti” sulle economie locali, costringendo gli Enti territoriali ad una stretta finanziaria che rischia di tradursi in un sensibile decremento nella qualità e nella quantità dei servizi al cittadino.
E, si badi bene, non si tratta di interventi episodici: i tagli alla spesa già previsti nella manovra del 2010 comportavano, tramite patto di stabilità, un contributo al risanamento del debito da parte degli Enti locali previsto per il 2011 in 6,3 miliardi di euro, che diventavano 8,5 nel 2012 e 2013; la manovra correttiva prevede non solo l’estensione del provvedimento anche per il 2014 ma anche un incremento ulteriore di 3,2 e 6,4 miliardi di euro tra il 2013 e il 2014.
Si tratta dunque di cifre importanti, ma soprattutto si tratta di una manovra che non esaurirà i suoi effetti in breve tempo e che, al di là della distinzione tra “virtuosi” e “viziosi” apparsa da subito più come sistema punitivo che non premiale, peserà come un macigno sugli insiemi economici più fragili, anche perché questo provvedimento da corso ad una forma di federalismo incompiuto in quanto viene a mancare, almeno in questa fase, il passaggio della fiscalità municipale dalla finanza derivata a quella autonoma, che avrebbe potuto garantire agli Enti locali le risorse per mettersi al passo con l’adeguamento del debito pubblico.
Ma veniamo agli effetti.
Solo alla nostra città la manovra, così come uscita dalle Camere, costa 14 milioni di euro, che vengono meno tra l’altro in un momento in cui il Comune soffre già di problemi di liquidità.
Da qui all’emergenza vera e propria il passo risulta davvero breve: Leonia, Multiservizi, Acquereggine, Atam, le proteste dei lavoratori sono ormai all’ordine del giorno, ma a soffrire sono anche i “fornitori” che versano in condizioni altrettanto drammatiche.
A questo punto occorre correre immediatamente ai ripari, tamponando le emergenze, ma soprattutto attuando una serie di provvedimenti che creino quantomeno le condizioni per scongiurare un tracollo finanziario che avrebbe, in termini di prospettive di sviluppo per la nostra città, lo stesso effetto di un devastante terremoto.
D’altro canto non bisogna cadere nella tentazione di operare tagli indiscriminati alla spesa pubblica, ma piuttosto provvedere alla razionalizzazione della stessa evitando di far ricadere sul cittadino i costi di una politica di rigore pur necessaria.
Razionalizzare dunque, iniziando ad esempio ad accorpare gli organismi partecipati del Comune, quelli per intenderci che hanno ad oggetto lo sviluppo industriale, turistico, agroalimentare, di attrazione degli investimenti: le uniche politiche di sviluppo che si sono dimostrate efficaci sono quelle cosiddette “integrate” e dunque provvedere un unico organismo che raggruppi le competenze appena indicate comporterebbe, insieme ad un sensibile risparmio per le casse cittadine, anche indubbi vantaggi di metodo e di obiettivo.
Altra misura urgente, anche a voler guardare i problemi contrattuali con alcune delle municipalizzate, è quella relativa al coinvolgimento del cittadino nella gestione di alcuni beni pubblici: si pensi alle difficoltà legate alla manutenzione del verde urbano e, di contro, alla possibilità di darlo in gestione al privato (per spazi pubblicitari, usi sociali e aggregativi etc) con un doppio beneficio, di carattere economico ma anche valorizzativi.
Ovviamente lo stesso ragionamento può esser proposto per il patrimonio immobiliare del Comune, o di quello nelle disponibilità dell’Ente, come ad esempio la caserma dell’ex distretto militare, che potrebbe ospitare ad esempio mostre, fiere, eventi itineranti, ovviando così anche ai costi di manutenzione; oppure l’ex Miramare, per il quale si potrebbe avviare un bando ad iniziativa privata per immaginare un futuro, anche e soprattutto economico, alla struttura chiusa ormai da lungo tempo.
Iniziative queste a cui devono corrispondere, da una parte, una semplificazione degli iter burocratici per le iniziative economiche di carattere privato e, dall’altra, una stretta in termini di vigilanza anche attraverso un utilizzo più consapevole delle Commissioni Consiliari.
Innovare dunque la macchina burocratica, renderla più snella ma anche dotarla di meccanismi di autocontrollo: è questa, secondo noi, la strada giusta per uscire dalle difficoltà che si vanno prospettando e per rientrare tra le amministrazioni “virtuose” che pagheranno un prezzo minore, per la nostra città non solo economico ma anche sociale.
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