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L’unica rivolta popolare d’Italia nel dopoguerra, otto mesi di guerriglia urbana senza precedenti, sei vittime ufficiali, centinaia di feriti e di arrestati, sedata infine con i carri armati. È la protesta di Reggio del 1970 per la mancata assegnazione del capoluogo, di cui quest’anno si ricorda il quarantennale.
Esce in questo importante anniversario, per la Città del Sole Edizioni, il volume fotografico Fuori dalle barricate del giornalista e storico Fabio Cuzzola, curato insieme a Valentina Confido. 128 pagine di immagini di una città in lotta, di scontri, barricate, incendi e attentati al tritolo per raccontare una frattura non sanata tra la città e le istituzioni. Una pagina di storia negata rivive nel fotoracconto, attraverso le immagini di quei giorni in gran parte inedite e le uniche foto a colori della rivolta, pubblicate su L’Europeo del febbraio 1971 da Agnese De Donato. A fare da corredo un’accurata cronologia che scandisce mese per mese l’evoluzione della protesta, gli articoli giornalistici del tempo che commentano e descrivono l’insurrezione, e l’ultima intervista rilasciata, pochi mesi prima della morte, dall’allora sindaco Battaglia, colui che con il suo “rapporto alla città” del 14 luglio fece scattare la reazione popolare e che cercò, nel suo instancabile lavoro di raccordo con le istituzioni centrali, di portare avanti le istanze della città. Completano il lavoro le sezioni dedicate alle scritte sui muri che in quei giorni lasciarono testimonianze dell’autentica rabbia popolare.
Un libro facile e agile, dal costo contenuto, per ricordare soprattutto alle giovani generazioni cosa successe a Reggio in quei mesi roventi, in anni dove la partecipazione politica era intensa e dove oscure erano le trame che si andavano tessendo tra i poteri “forti” di un’Italia in cui si era già aperta la stagione delle stragi.
«Sono trascorsi quarant’anni da quel luglio del ’70, che il nostro paese ricorda solo per le imprese della nazionale italiana ai mondiali del Messico, – scrive Fabio Cuzzola, già autore di Cinque anarchici del Sud (Città del Sole Edizioni, 2001) e di Reggio 1970 (Donzelli, 2007) – ma la rivolta è ancora lì come una ferita aperta nella nostra memoria. La speranza è che a partire da queste immagini ribelli e tragiche i giovani possano chiedere e i più vecchi raccontare; solo così si può orientare verso il bene comune una memoria lacerata, recuperando un forte spirito di appartenenza, che non sia solo espresso nel tifo calcistico o nella processione religiosa, ma che in concreto divenga identità in grado di recuperare le radici del passato, anche quello che ci ha fatto più male».
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