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Fioriscono in questi giorni sui quotidiani e in rete lettere e appelli di singoli e associazioni che chiedono alla nuova amministrazione civica interventi, programmi, progetti, iniziative per la cultura e il turismo culturale in città:un Coordinamento tutto nuovo di oltre venti associazioni e, ieri, il TCI, Italia Nostra, FAI e Amici del Museo si rivolgono anche alle associazioni di categoria per aprire un ampio momento di concertazione che vede le strutture culturali presenti in città come elementi importanti ma non esclusivi per renderne attrattiva la visita e la permanenza dei visitatori, in sinergia con le attività commerciali, di ristorazione, di accoglienza alberghiera, ecc.
Le aspettative in questo settore, del decoro e dell’offerta culturale della città, del dopo elezioni sembrano essersi arenate di fronte ai complessi problemi del grosso debito ereditato e della impossibilità per il momento, di tentare una riduzione del peso insopportabile delle tasse e degli oneri per servizi resi poco e male relativamente alla erogazione dell’acqua, alla raccolta dei rifiuti, alla manutenzione stradale.
E’ quindi normale che le energie del Sindaco e degli Assessori competenti siano rivolte prevalentemente agli obiettivi della riduzione del debito e quindi dell’onere impositivo sui cittadini e alla soluzione annosa dei rifiuti da smaltire.
Si attende adesso che chi ha avuto l’onore e la responsabilità di gestire il settore della cultura e del turismo di una città di antiche tradizioni culturali, esprima e presenti alla città le linee guida sulla nuova organizzazione delle attività culturali cittadine che sono i musei civici, i teatri, i luoghi dell’arte e della cultura come le biblioteche e gli archivi, i musei privati, l’arte contemporanea, la musica, gli spazi di aggregazione giovanile e quanto di nuovo e diverso manca per offrire momenti di promozione personale ai cittadini di tutte le età. Privati e associazioni hanno da tempo cercato di sopperire alle carenze pubbliche ma occorre dare un segnale chiaro di inversione di tendenza con programmi a breve, medio e lungo periodo che tengano conto del grande patrimonio cittadino che è praticamente sommerso e quasi inaccessibile a causa del lento e costante abbandono e disattenzione. E che ne sarà del Miramare, dell’exRe, dell’ex Cinema Orchidea, dell’ex Mattatoio diventato un centro di raccolta dei rifiuti ingombranti anziché, come a Roma, sede di mostre, di laboratori d’arte, di economia solidale, di spazi per le famiglie e i bambini?
Gli appelli delle associazioni, sempre più attive e vigili, vogliono essere un richiamo a riportare in primo piano non tanto il “mito” di una città “bella e gentile” la cui definizione si potrebbe archiviare trovandola inadeguata e parziale rispetto all’ambizione di una moderna città metropolitana. Meglio si adatterebbero altri attributi quali efficiente, solidale, funzionale, tecnologica, rispettosa delle sue memorie. E quindi treni puliti e veloci, aeroporti con voli frequenti ed economici, strade e autostrade ben tenute, mobilità cittadina ben studiata e attraversamento dello Stretto h 24, per esempio. Non sono miraggi ma conquiste che costano fatica e tempo e passione disinteressata, tutte caratteristiche che i nuovi amministratori hanno già dichiarato di voler mettere in campo.
Grandi criticità costituiscono i ritardi accumulati dal completamento del Museo nazionale e dal ritiro, da parte del Ministro Bray, di un progetto distruttivo e quindi da riformulare, della Piazza antistante lo stesso Museo. Anche l’avvio di altri cantieri ha provocato ricorsi giudiziari, vincoli ministeriali, ritardi per mancanza di pareri obbligatori, impuntature tra le parti interessate che non porteranno certo ad una accelerazione dei lavori. Alla aggiudicazione o all’avvio di importanti progetti riguardanti il cuore della città storica quali il Corso Garibaldi, il lido Comunale, la Piazza del Duomo, la Piazza Garibaldi sono seguite controversie e contrapposizioni che nulla hanno di costruttivo né di obiettivo per gli interessi della città. Le responsabilità risalgono a tempi passati e recenti e sembrano chiaramente legate a modalità gestionali del settore lavori pubblici del tutto personalistiche e con un che di arroganza priva di contenuti accettabili. E che ancora persiste irragionevolmente.
Perché allora non organizzare un momento pubblico di riflessione e di dialogo con le istituzioni culturali e le associazioni più impegnate che faccia il punto su quello che la città oggi può e deve realizzare e ciò che invece va riveduto o ridimensionato o integrato? Certamente ne deriverebbe un ampio dibattito che recherebbe nuovi spunti di azione rendendo finalmente omogenei e ben finalizzati progetti frammentari, ereditati da un passato da dimenticare. Serve ormai attivare quelle nuove modalità di gestione aperta e partecipata della cosa pubblica che diano l’opportunità di restituire al più presto vita e attrattività ad una delle città più belle e invidiabili del Paese.
Prof. Marisa Cagliostro
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