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di Fortunato Mangiola
Nel pomeriggio di domenica 18 c. m. i fedeli dell’Itria si sono raccolti in chiesa intorno al loro parroco per scambiarsi un saluto di commiato. Tutti i parrocchiani, i vari gruppi e i suoi parenti non hanno voluto mancare a quest’appuntamento tanto significativo, per gridare il loro ringraziamento a colui che li ha serviti nel nome del Signore per ben 21 lunghi anni.
Grazie per le cose materiali compiute da Don Mimmo e grazie per le attività, spirituale e sacramentale, realtà che trascendono il momento e che rimarranno come segno tangibile del suo impegno per tutti i parrocchiani.
Rammento fugacemente la ristrutturazione della canonica, la riparazione dell’edificio sacro, esternamente alcuni anni fa, internamente qualche mese addietro col rifacimento dell’impianto elettrico e con una tinteggiatura che ha ridato luminosità a tutto l’ambiente, tanto da essere oggetto di ammirazione per chiunque entri in chiesa e di lode anche da parte dell’Arcivescovo.
Don Mimmo ha ottenuto pure l’intervento del Comune per la riqualificazione della piazzetta dell’Itria, che rimane uno spazio libero, anche per la presenza delle robuste catene che lo difendono dall’assalto delle macchine. In questo breve elenco mi corre l’obbligo di accennare anche alla pubblicazione del volume “Storia della parrocchia di Santa Maria Odigitria in Reggio Calabria”, voluto fortemente dal Don Mimmo e affidato per la stesura al sottoscritto, che ha tentato di dare un quadro completo e veritiero della storia di una parrocchia, che ha sulle sue spalle più di quattro secoli di vita e che per la sua freschezza ne dimostra molto di meno.
Vengono poi le attività invisibili, quelle che si riferiscono allo spirito e che non sono quantificabili, ma che sono le più incisive, perché operano nell’intimo della coscienza. Don Mimmo ha fatto un bene immenso in questo campo all’Itria, come in precedenza a Condofuri, San Lorenzo, Lazzaro. Riprendendo il concetto di invisibilità, mi viene da fare una riflessione: è vero, i moti dell’anima sono invisibili, ma gli effetti sono visibili. Quali questi effetti?
La chiesa sempre affollata, le varie catechesi impartite con l’aiuto di tanti laici, l’attività discreta della charitas parrocchiale, il centro di ascolto per la distribuzione di beni ai bisognosi, la preparazione a carico della parrocchia della cena per circa 40 e più persone in ogni domenica dell’anno presso la Casa accoglienza “San Gaetano Catanoso” locata nel seminario e tanto altro bene che rimane nel nascondimento. Come ha icasticamente detto Maria Naccarato, presidente parrocchiale dell’A.C. nel saluto rivolto a nome della comunità “Don Mimmo ha vissuto ciò che ha insegnato”.
Domanda: poteva andare perduta tutta questa ricchezza di spirito? Bene ha fatto Mons. Arcivescovo nella sua saggia guida della Diocesi di Reggio-Bova di affidare a Don Mimmo un compito molto speciale, forse il più delicato tra quelli fin qui svolti con dedizione totale, proprio quando il Nostro era sicuro di appendere la bicicletta al chiodo, come si suol dire. Da questo momento in poi egli farà il confessore straordinario dei seminaristi del nostro seminario maggiore, che quest’anno ha cambiato quasi totalmente il suo team direzionale.
Questo, senza troppi giri di parole, sta a significare l’alta considerazione che il Vescovo nutre nei confronti di Don Mimmo. La Diocesi è sicura che nel nuovo incarico darà ancora una volta il meglio di sé, per preparare sacerdoti formati non solo culturalmente, ma anche e soprattutto pastori di anime in un mondo e in un tempo difficili. Ho scritto molto, ma ho scritto quasi niente, perché tanto altro potrei o dovrei dire di un sant’uomo, della cui amicizia quasi cinquantennale mi sento onorato e della cui guida spirituale dai lontani anni sessanta mi sono avvalso; un grazie particolare, carissimo Don Mimmo, a lei da parte mia e della mia famiglia. Il tempo, però, non si ferma e per un sacerdote che parte, un altro arriva.
Domenica prossima, 25 c. m., alle ore 18, Sua Eccellenza, Mons. Mondello, insedierà il nuovo parroco, Don Pasqualino Catanese, proveniente da Ravagnese. La Chiesa dell’Itria, come è suo costume, è ansiosa di accogliere a braccia aperte il sacerdote prescelto per essa, aprendo il cuore e dichiarando la totale disponibilità a vivere quest’altra forte esperienza spirituale. Caro Don Pasqualino, se mi posso permettere una certa familiarità, venga in mezzo a noi con serenità e con gioia, nella certezza che sarà accolto come il Nunzio del Signore.
Ella lavorerà per noi e in mezzo a noi sicuramente con entusiasmo, perché entusiasmo troverà. La sua missione sacerdotale all’Itria si svolgerà su un terreno fertile, per l’edificazione del regno di Dio, perché si rinsaldino anche in questa zona periferica della città di Reggio Calabria i vincoli umani e cristiani della fraternità, dell’amicizia, della benevolenza, della concordia e della pace.
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