Reggio Calabria, la Guerritore “conquista” il Cilea

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Un Teatro Francesco Cilea, gremito e vibrante, rende omaggio a una splendida performance di Monica Guerritore.

Nello spettacolo conclusivo del Festival Miti Contemporanei, “Dall’Inferno all’Infinito”, la Guerritore ha proposto un finale suggestivo e coinvolgente che ha entusiasmato i tantissimi spettatori che hanno riempito il Teatro Comunale di Reggio Calabria.

La Guerritore spiega così quello che è il suo spettacolo: “Un viaggio libero che poteva perfettamente muoversi verso altre parti. D’altronde se si precipita dentro uno spazio ʽaltroʼ nascono naturalmente esiti che danno corso  a una moltitudine di parole, di vibrazioni, di suoni o anche evocazioni. Questo è il mio spettacolo”.

La rappresentazione è iniziata con una discesa dagli inferi descritta da Dante Alighieri ma facendo luce su nuove affinità che la Guerritore ha saputo liberare.

Momenti altissimi che danno merito a un’investigazione sui processi di condizionamento che si ripetono nei secoli: “A me non importa che Ugolino sia vissuto sul serio, che storicamente sia stato rinchiuso in una torre con i figli e li abbia sbranati per fame”  dichiara la Guerritore riferendosi a un modello riconosciuto e ben identificato di struttura paterna che divora metaforicamente la prole. Ciò che sul palcoscenico conta, unendosi con la figura castrante di una madre dipinta da Pasolini come (…) “insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data”, è il problema primordiale di “ritrovarsi sempre di fronte – per tutta la vita – queste figure come Fiere giudicanti”.

L’artista fa riferimento anche alle ferite d’amore, interpretando Francesca del V canto dell’Inferno e prendendo spunto anche da Madame Bovary di Flaubert:” “Perché le cicatrici – afferma la Guerritore –  riescono a fare diventare  i percorsi del cuore obbligati; e chi ha sanguinato una volta sanguinerà sempre, chi ha sofferto una volta sempre soffrirà”.

Durante lo spettacolo l’artista indaga attraverso i brani di Valey, Hugo e Pavese per riuscire a trovare quel significato di spiritualità dell’individuo.

L’artista, a fine spettacolo, chiama sul palco lo staff del Festival Miti Mediterranei: “Sono loro i veri artefici di tutto questo” dice sorridente di fronte a un pubblico che non smette di acclamarla.

 

L’artista che spesso ricorda quanto le sue origini calabrese le abbiano regalato forza e determinazione, conclude con una dedica alla madre:”Lei, che è mancata da poco tempo, sarebbe stata davvero felice di vedervi qua stasera”.

 

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Author: antonino lugarà

antonino lugarà, autore e collaboratore presso la testata ntacalabria.it

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