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di Dalila Nesci
E’ stata inaugurata ieri la mostra fotografica e didattica intitolata “All’Ombra dell’Unità” con grande curiosità e partecipazione del pubblico presente.
L’Associazione CombAttivaMente-Amici di Beppe Grillo di Reggio Calabria e il Centro Studi di Educazione Ambientale per l’Area Mediterranea (C.S.E.A.A.M.), vi invitano a prendere visione della mostra aperta fino all’8 Aprile presso il Palazzo storico della Provincia nei seguenti orari: mercoledì 6 Aprile dalle ore 9 alle 18, Giovedì 7 Aprile dalle ore 9 alle 13, Venerdì 8 Aprile dalle ore 9 alle 13. L’ultimo giorno alle ore 12.00, a conclusione dei lavori della mostra, si potranno degustare i prodotti del marchio “Sicil Delizie”, gentilmente offerti dalla catena di distribuzione “Il Gattopardo”, con lo scopo condiviso di diffondere e di valorizzare i prodotti tipici del nostro amato Sud.
La storia dell’Unità d’Italia, nonostante l’enfasi dei festeggiamenti del 150º anniversario, è ancora alla ricerca della verità. Ci riferiamo a quei fatti e quelle vicende da sempre censurati, negati alla memoria storica e alla libera informazione. L’intento è quello di approfondire questa tematica per quanto riguarda l’analisi politica delle cause che hanno stimolato il processo di unificazione del territorio italiano: si trattò di annessione e non di fusione dei regni. Differenza sostanziale che implica una valutazione non superficiale degli intenti e degli interessi sottesi all’Unità.
Proponiamo dunque una mostra illustrativa degli eventi taciuti dalla storia “ufficiale” sull’invasione piemontese del 1861 e sugli eventi successivi che hanno visto il popolo meridionale privato di ogni diritto costituzionale. Attraverso documenti reperiti negli archivi di Stato o da fonti private abbiamo ripercorso la storia del popolo Meridionale e raccontato i tragici eventi che portarono al formarsi di un unico Stato italiano.
La storia risorgimentale si è sempre basata su falsità storiche, quale quella che dipinge il popolo meridionale dell’epoca pre-unitaria come povero e miserabile. Infatti, attraverso il percorso guidato della mostra “All’ombra dell’Unità”, abbiamo dimostrato che il Regno delle Due Sicilie godeva di un’economia fiorente e di un sistema legislativo avanzato. Dunque l’Unità d’Italia così com’è avvenuta, sappiamo non essere stata il risultato del “comune sentire” dei padri della Patria, né tanto meno della popolazione tutta.
Anzi l’Unità d’Italia non c’è mai stata: ce lo dicono le fonti storiche, ce lo ripetono continuamente i mass media quando appaiono chiare le istanze secessionistiche di alcune fazioni politiche o quando il Sud gode di considerazione solo se utilizzato come serbatoio di notizie di cronaca, più o meno agghiaccianti, o di voti ai quali attingere. Le sperequazioni sono ancor oggi evidenti nei tassi bancari, nei premi assicurativi, nei rapporti con l’amministrazione pubblica. Unità d’Italia? Forse è solo un mito.
La storia del popolo meridionale, prima della fatidica data del 17 marzo 1861 deve essere raccontata per essere conosciuta: crediamo che la rilettura dei documenti storici sia necessaria per una caratterizzazione veritiera della cultura meridionale e il recupero dell’orgoglio di essere stati operosi e ingegnosi.
Se un periodo storico, così decisivo per il Paese, è stato alterato nei contenuti tanto da snaturare anche la realtà sociale, politica ed economica di allora, significa che troppo spesso il sistema-potere si basa sulla menzogna. Se ci hanno mentito 150 anni fa, significa che possono continuare a farlo, e sappiamo già che questo accade. Basti pensare alle continue bugie sulla “necessità” della guerra in Libia, le bugie sulle tematiche ambientali e l’inquinamento del pianeta. Oppure pensiamo alle stragi di Stato che il sentire comune riconosce come tali, ma che per ragioni evidenti sono soggette a continue mistificazioni per corrispondere gli interessi delle lobbies e dei poteri forti.
Crediamo che ripartendo da noi, dalle nostre tradizioni culturali possiamo reinventarci il presente in una prospettiva futura che sia libera dai pregiudizi e meno rassegnata alla compressione continua dei diritti e delle libertà individuali. Crediamo che la conseguenza di una maggiore consapevolezza sulla propria identità culturale possa e debba tradursi nell’attivismo di ciascuno di noi e nella partecipazione alla vita politica della società in quanto cittadini.
Abbiamo smesso di credere alle favole che ci raccontavano da bambini perché abbiamo assaporato il piacere di costruire giorno dopo giorno la nostra storia personale. Dunque abbiamo smesso di credere ai falsi miti che la storia ufficiale ci propina perché da adulti non abbiamo paura di far vacillare le nostre certezze, anzi crediamo che non ci sia niente di più bello e sconvolgente della verità: quindi mettiamoci in gioco per costruire una Unità di giustizia, rispetto e partecipazione.
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