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Il 19 marzo fermeremo i servizi che gestiamo per conto del Comune e scenderemo ancora una volta in piazza per rivendicare i diritti degli ultimi, dei cittadini più deboli.
Lo faremo con la morte del cuore, consapevoli che si tratta di un gesto estremo, l’ultimo prima della inevitabile chiusura definitiva di esperienze straordinarie che nel corso di oltre 30 anni hanno restituito dignità ed umanità a migliaia di persone dimenticate, abusate, abbandonate, ferite.
Saremo in piazza con loro, con le loro famiglie, con chi rischia di pagare il dazio di una città che, affogata in un presente drammatico, non si fa scrupoli di abbandonare al proprio destino i propri figli più fragili.
Sappiamo bene che esistono leggi precise. I Commissari, legittimamente, ci hanno rammentato che un Decreto Ministeriale del 1993 esclude i servizi sociali dalla lista di quei servizi ritenuti essenziali per la vita della comunità. Ebbene sono stati proprio i nostri amici più deboli, ad insegnarci che troppe volte “diritto” e “Giustizia” non coincidono, e che quando ciò accade siamo chiamati a lottare per rispondere alla legge più alta delle nostre coscienze.
E’ per questo che non possiamo rassegnarci alla morte annunciata dello stato sociale.
Viviamo forse il momento più drammatico della storia della nostra città, un momento che tutti i cittadini stanno pesantemente pagando sulla propria pelle. Ed è proprio in momenti come questi che è più alto il rischio di una guerra tra poveri.
In una città devastata, commissariata, abbandonata, la logica del “si salvi chi può” è ormai diventata stile diffuso. Il problema è che i più deboli non possono, i poveri non hanno strumenti, i fragili rischiano di frantumarsi.
Noi non ci stiamo! Non possiamo accettare che anni di battaglie per i diritti di tutti debbano naufragare di fronte alla ineluttabilità dei conti in rosso di un Comune in difficoltà.
“Non c’è nulla che sia più ingiusto quanto fare parti uguali fra disuguali” insegnava ai ragazzi di Barbiana Don Lorenzo Milani. Non è giustizia operare tagli lineari che gravano come macigni su chi è già fortemente provato da anni di abbandono, di ritardi ingiustificati, di costante contrazione di risorse. Negli ultimi due anni l’investimento diretto del Comune di Reggio in servizi gestiti dal Terzo Settore è sceso dai già insufficienti 340 mila euro al mese del 2011, agli attuali 230 mila, con la conseguenza di una sostanziale riduzione di risposte in termini di servizi.
Martedì 19 marzo a partire dalle 10,30 ci presenteremo simbolicamente alle porte del Municipio, in attesa di risposte concrete e definitive: se lo stato sociale deve morire, qualcuno se ne deve assumere la responsabilità! Non accettiamo di scomparire per “inerzia”.
I dati del resto sono ineluttabili: il mondo del Terzo Settore reggino ha una credito nei confronti del Comune di Reggio pari a circa 7 milioni di euro al 31 dicembre 2012 e relativo ai 3 anni precedenti. Di questi, nonostante ci fosse stato garantito che perlomeno i fondi vincolati sarebbero stati ricostituiti, per un totale di 2 milioni di euro, al momento sono stati versati solo 340mila euro per servizi per minori ex L.285.
Il Terzo Settore reggino non ha alcuna certezza circa il futuro dei servizi che gravano sul bilancio comunale, le cui convenzioni sono scadute al termine del 2012 e non sono state prorogate. I servizi stanno proseguendo sulle spalle delle organizzazioni senza alcune sicurezza di continuità.
I Commissari hanno già dichiarato, da ultimo nella nota inviata alla stampa nei giorni scorsi, che il DM del 1993 impedisce di garantire il pagamento puntuale del corrente, con la conseguenza che il Terzo Settore dovrebbe continuare a portare avanti i servizi aumentando il proprio indebitamento. Cosa evidentemente impossibile considerando che nessuna banca è più disposta a fare credito o ad anticipare fatture del Comune e che molte organizzazioni sono soggette a vessazioni costanti da parte del fisco, degli istituti previdenziali e di Equitalia.
Questi sono i motivi per i quali scenderemo in piazza. Non manifestiamo contro nessuno, il mondo del Terzo Settore per stile non è mai “contro”, e sempre “per”. Ma non intendiamo arretrare di un solo passo di fronte ai diritti dei più deboli, i livelli essenziali di assistenza non sono derogabili, per nessun motivo.
Proprio in queste ore abbiamo appreso che la struttura commissariale ci ha convocati per una riunione lunedì sera. Ovviamente, come sempre abbiamo fatto, andremo ad ascoltare. Ma il tempo delle parole, delle promesse, degli attestati di solidarietà, è ormai terminato. Ora attendiamo solo gesti concreti, in assenza dei quali non ci resterà che certificare la fine dello stato sociale a Reggio Calabria.
Questo è il messaggio che vogliamo lanciare a tutta la città ed è per questo che continueremo la nostra lotta non violenta, a partire dalla manifestazione di martedì.
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