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“Non bastano pochi soldati che presidiano i punti sensibili della nostra città a risolvere il problema della lotta e della repressione della ‘ndrangheta. Ben altre sono le decisioni che ci saremmo aspettati, non dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, ma dal Governo nazionale, dai Ministri della Giustizia Angelino Alfano, e dell’Interno Roberto Maroni.
Ho già avuto modo di dire che l’avvertimento al Procuratore Capo Giuseppe Pignatone, nuovo e più alto obiettivo dell’attacco alla magistratura reggina, con il ritrovamento di un’arma da guerra, è la dimostrazione lampante, se mai ce ne fossa ancora bisogno, che la ‘ndrangheta non è affatto sconfitta, ma soprattutto non ha nessuna intenzione di arrendersi.
Ecco perché, ritengo importante che in questo momento le istituzioni tutte, a livello centrale e periferico dimostrino di saper e di voler affrontare la sfida che il crimine organizzato ha lanciato. Lo Stato non può rispondere elargendo aiuti finanziari risibili e con l’invio di qualche decina di uomini, peraltro privi di funzioni di Polizia, lasciando vuoti i posti in organico di magistrati, e personale amministrativo delle nostre Procure e dei nostri Tribunali.
Inoltre, l’ho sempre sostenuto, lo ribadisco ancora, sarebbe meglio, cominciare ad inviare in Calabria, ma anche in Campania e in qualsiasi altro territorio minacciato dalla mafia, un esercito di insegnanti, perché dalla scuola, dalla cultura, dall’educazione può partire la svolta nell’affermazione di una nuova cultura della legalità. Accanto a questo, poi, non meno importante, il sostegno alle famiglie, il primo e principale presidio educativo della nostra società. Oggi abbandonate, lasciate a se stesse, con problemi sociali che nelle aree più degradate delle nostre città conducono spesso una battaglia persa contro qualsiasi forma di prevaricazione e violenza”.
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