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“La protesta dei Precari della Scuola che ieri hanno manifestato i massa a Villa San Giovanni e Messina, è anche la nostra protesta. Quella di una Provincia del Sud che a causa di una politica miope ed antimeridionalista del Governo centrale sta subendo danni irreversibili sul piano economico e sociale.
Le scelte del Governo nel comparto Scuola stanno indebolendo la scuola italiana, ma soprattutto hanno messo in seria difficoltà migliaia di famiglie. E’ inaccettabile il fatto che tagli così indiscriminati e generalizzati abbiano colpito all’interno dei nuclei familiari entrambi i coniugi. Una ritorsione inaccettabile per chi si porta alle spalle anni di sacrifici, di impegno professionale, di dedizione all’insegnamento ed attenzione agli studenti di una terra già troppo piena di problemi. E che dire, poi, degli effetti di questa manovra sull’istituzione scuola, con classi affollate oltre ogni limite, con un bidello ogni 20 classi e insegnati di sostegno ridotti al minimo. Quale potrà essere il livello di servizio culturale, educativo, formativo, di trasmissione delle competenze, che potrà essere assicurato in questa situazione? Tra i manifestanti di ieri non c’erano solo precari espulsi dal sistema scolastico, c’erano anche tanti docenti in servizio, i “fortunati” che sono riusciti a conquistare una cattedra: insegnati di ruolo, ma anche genitori, che hanno voluto manifestare la loro indignazione per lo stato in cui si trova oggi la scuola.
Nelle manifestazioni di ieri a Messina e a Villa San Giovanni c’era tanta disperazione e tanto pessimismo. Dal Governo centrale si afferma che l’Italia ha superato brillantemente la crisi economica internazionale, ed ha saputo salvaguardare la pace sociale. Abbiamo molti dubbi a tal proposito, soprattutto guardando agli effetti della riforma del sistema scolastico che non ha precedenti nella storia del nostro Paese, essendo stata causa di migliaia di licenziamenti, indiscriminati e assurdi. Colpire la cultura, l’istruzione, la scuola, la formazione dei nostri figli, è una politica, che non guarda agli effetti delle proprie decisioni, ma soprattutto non sa trovare soluzioni adeguate in un settore così determinante per il futuro dell’Italia.
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