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“Non bastano interventi di breve respiro, ma servono interventi strutturali volti alla riaffermazione di uno stato di diritto”. Lo ha detto il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, intervenendo all’assemblea pubblica convocata dall’Associazione nazionale magistrati dopo l’intimidazione subita dal magistrato.
“La mia casa é stata sconvolta dall’esplosione dell’ordigno che avrebbe potuto fare vittime, anche nella mia famiglia, in un contesto di sottovalutazione di tutta la vicenda”, ha detto nel suo discorso.
Secondo il magistrato le motivazioni dell’attentato, che ha seguito la bombola fatta esplodere il 3 gennaio scorso davanti all’ufficio della Procura generale e al tentativo di sabotaggio della sua automobile di servizio, sono principalmente due: “un comportamento normale da parte mia, ma ritenuto anomalo da qualcuno -ha spiegato- e l’insofferenza della ‘ndrangheta ad una rilettura del processo d’appello da parte del mio ufficio”.
Di Landro ha ricordato l’omicidio del giudice Antonino Scopelliti avvenuto 19 anni fa a Reggio Calabria. “Oggi ci ritroviamo qui -ha concluso- con gli stessi rischi e le stesse parole. Facciamo in modo che non accada piu'”. Al termine del suo intervento l’uditorio ha tributato al procuratore generale un lungo applauso e una standing ovation.
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