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Il malgoverno d Scopellti, nella sua tripla veste di Presidente della Regione, Assessore alla Sanità e Commissario straordinario per l’attuazione del piano di rientro sanitario, ha ormai raggiunto un livello insopportabile.
La sanità calabrese, sotto la direzione scopellitiana, sta conoscendo il periodo più nero della sua storia. Siamo di fronte ad una situazione drammatica.
Gli effetti delle scelte del governo regionale sono devastanti, la crisi viene scaricata interamente sui cittadini imponendo nuovi ticket e balzelli ed abbassando il livello di assistenza costringendo così tanti calabresi a rinunciare a curarsi per motivi economici. A tutto ciò si aggiunge la scelta del governatore Scopelliti di chiudere diversi ospedali pubblici e di ridurre i posti letto pubblici, a favore delle cliniche e delle strutture private, privando così non solo la popolazione residente in alcune aree della regione di strutture sanitarie di primaria importanza, ma, soprattutto, di una alternativa concreta e di una risposta sanitaria adeguata alla grande domanda di salute.
C’e da chiedersi, che fine hanno fatto i quattro nuovi ospedali che avrebbero dovuto dare risposte sanitarie concrete, in diverse aree della regione?
Ed ancora, in che modo possono funzionare gli ospedali spock se sono a corto non solo di personale, ma, soprattutto, di un’adeguata strumentazione?
Dove sono andate a finire le tanto pubblicizzate case della salute?
Dov’è l’efficienza del servizio di emergenza/ urgenza, se gli operatori del soccorso sono costretti a lavorare su ambulanze con piu’ di 300.000 km e, soprattutto, non a norma e senza neanche le tutele contrattuali?
Ed ancora, cosa bisogna pensare quando il presidente della regione firma convenzioni con le università romane (esempio convezione firmata con il Bambin Gesu’ di Roma) mortificando i medici del reparto di pediatria dell’Ospedale civile di Cosenza, riconosciuto come reparto di eccellenza della sanità calabrese.
Il governatore Scopelliti cerca di mistificare con artifici contabili il suo fallimento nella gestione della sanità calabrese, una sanità che fà acqua da tutte le parti, una realtà amara fatta da continui tagli al servizio pubblico a favore del privato.
Si è, infatti, triplicato il ricorso alle strutture private in particolare per la diagnostica di casi urgenti con un notevole aggravio di spesa per le famiglie e la crescita esponenziale delle liste d’attesa.
In questi anni di governo regionale si è assistito, oltre all’aumento dei ticket, alla cancellazione di circa duemila posti letto, al dimezzamento delle unità operative, al raddoppio delle liste d’attesa per le visite ambulatoriali specialistiche. Inoltre, a rendere ancora più drammatica la situazione si aggiungono le notizie di questi ultimi tempi della chiusura del reparto di chirurgia generale dell’Ospedale di Acri e del reparto di Otorino dell’Ospedale di Polistena ed altre ancora. Ma, in tutto ciò assistiamo al moltiplicarsi degli incarichi di favore e delle nomine parassitarie e clientelari per gli amici ed i compari, senza che siano supportati da alcun titolo specifico.
In Calabria ammalarsi e’ diventato un lusso che i calabresi non possono permettersi. Il diritto alla salute cheè sancito dalla nostra costituzione, in Calabria è diventato un privilegio per pochi.
Bisogna ricordare al governatore Scopelliti, che in un paese civile, la salute e’ una questione su cui non si tratta e su cui non si puo’ trattare.
Non possiamo permettere di mettere a rischio la vita dei cittadini per le scelte sciagurate che sta portando avanti questo disastroso governo regionale che vuole imporre alla Calabria il fallimentare modello Reggio. Dopo aver distrutto, devastato e saccheggiato la città di Reggio Calabria adesso costoro vogliono condannare allo stesso destino infausto l’intera regione Calabria.
Spetta a noi, alla sinistra, ai cittadini e ai democratici impedire che questo scempio si compia, difendendo con le unghie e con i denti il fondamentale diritto alla salute per tutti i cittadini e facendo di tutto per fermare questa cattiva gestione che provocadanni irreparabili e irreversibili al sistema sanitario pubblico.
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