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Il Presidente Scopelliti ha risposto “Presente!” alla prima adunata organizzata a Roma dal PDL nazionale e dalla Veolia per dare il via alla imponente macchina della disinformazione sui referendum per l’acqua pubblica, che si terranno nella prossima primavera.
Dalle agenzie stampa apprendiamo in particolare che secondo Scopelliti “il pubblico avverte grandi ritardi” e che “bisogna guardare con attenzione all’idea di una authority per la gestione e il controllo”.
Ora, anche soprassedendo sul fatto che il pubblico avverte grandi ritardi in alcune zone del Paese (indovinate quali? e chi le amministra?), mentre funziona alla grande in altre, ci chiediamo quale tempismo in Calabria abbia dimostrato l’intervento del privato, che nello specifico è proprio la Veolia, partner privato della Sorical.
Questa società mista è nata nel 2003, quando Scopelliti era già assessore regionale, ma in 8 anni l’unico evidente miglioramento è dato dall’inflessibilità con cui si esigono i crediti da comuni ridotti allo stremo dai continui tagli subiti, mentre molte questioni sono molto poco chiare, se non allarmanti. Basti pensare ai cittadini di Vibo Valentia senz’acqua da più di due mesi consecutivi.
O forse Scopelliti si riferisce all’efficienza della Veolia in altri settori? Infatti i nostri lungimiranti amministratori hanno dato potere in Calabria a questa multinazionale anche nel campo della gestione dei rifiuti, ed è di pochi giorni fa la notizia che l’amministratore giudiziario della TEC, l’azienda Veolia che gestisce l’inceneritore di Gioia Tauro, nutre il fondato timore che tale azienda abbia incamerato incentivi pubblici indebiti.
Sulla questione dell’authority di controllo poi siamo al paradosso. È da oltre un anno infatti che denunciamo che la Sorical fin dall’inizio applica tariffe illegittime, di molto più alte di quanto concesso dalla legge, ma rimbalziamo contro un muro di gomma. Perché invece di limitarsi a “guardare con attenzione” a vaghe soluzioni, Scopelliti non inizia a guardare con attenzione alla normativa CIPE, in modo da iniziare a contrastare la protervia della multinazionale francese, che in Calabria imperversa su acqua e rifiuti? E se non ci pensa lui, saranno i referendum a rimettere le cose a posto. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
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