Questo post é stato letto 24710 volte!
Il Comitato Provinciale Csi Reggio Calabria aderisce alla Fiaccolata organizzata dalla comunità di Mosorrofa, da Libera e dal movimento Reggio Non Tace. La fiaccolata, che si terrà lunedì 7 Febbraio, vuole ricordare il giovane Giuseppe Sorgonà e gridare con forza “BASTA!” ad ogni forma di violenza.
Il raduno è previsto per le ore 18:00 davanti alla questura di Reggio, sul Corso Garibaldi. Il Csi, da anni impegnato a contrastare ogni forma di violenza e illegalità nel mondo dello sport, vuole testimoniare la propria vicinanza a tutte le persone, le famiglie e le associazioni che ogni giorno subiscono soprusi e violenze. Il Csi è convinto che attraverso lo sport, ed in particolare lo sport di squadra, è possibile creare un “dialogo” alla pari tra gli operatori delle istituzioni e i giovani. Occorre riaffermare con forza la volontà di riportare lo sport essere attività gioiosa, formativa, occasione per tanti giovani di arricchire la vita e, perché no, per farne un mestiere esaltante.
La pratica di uno sport umano educa alla legalità, perché riconosce nell’altro la dignità della persona, compagno o avversario che sia, il concorrente che è necessario per la tua competizione, non il nemico da eliminare. L’apprendimento delle regole nel contesto sociale e ludico-sportivo deve portare il giovane a scoprire l’importanza di darsi delle regole da rispettare per il buon fine del gioco da svolgere con altri individui. Occorre valorizzare tutto “quel buono” che atleti e dirigenti delle nostre società esprimono in silenzio, dove però, i valori emergono.
Edio Costantini del Centro Studi CSI ha dichiarato: “L’educazione attraverso lo sport, non deve solo far rispettare le regole tecniche, ma anche quelle della vita,ciascuno nel ruolo che riveste nella propria società sportiva. Senza regole morale serie non si vive. Senza regole non si riesce a fare nemmeno una partita a tre sette diceva il cardinal Biffi. Contro la cultura dell’illegalità, della doppiezza, della falsità, ipocrisia, calunnia si risponde con il fuoco della credibilità, della responsabilità e del fermento. Chiarezza, trasparenza e testimonianza sono valori che vanno diffusi e testimoniati. Alla base della nostra vita di educatori e dirigenti ci deve essere quel pathos, quella forza propulsiva che non ci fa arrendere mai, che non ci fa dire:no, non possibile, non si può fare. I valori non si trasmettono da una generazione all’altra solo con gli slogan. C’è un lavoro quotidiano cui rimettere mano, ogni giorno. Non possiamo limitare alla presenza del mondo cattolico nella società con la sola critica o con la denuncia. Occorre l’esempio. Occorre far vedere. Noi dobbiamo essere l’esempio per i giovani. La nostra società ha bisogno qualcosa di più di quello che può essere un campo sportivo o una bella palestra. Ha bisogno di spiritualità , di valori trascendenti, ha bisogno di beni che vadano oltre la consumazione immediata ed edonistica. Ancora Paolo VI (discorso del 30.5.1964) ha una parola che mi piace qui ricordare: lo sport ” un simbolo della realtà spirituale che costituisce la trama nascosta,ma essenziale, della nostra vita; la vita uno sforzo, la vita una gara, la vita un rischio, la vita una corsa, la vita una speranza verso un traguardo”. Anche sotto questo profilo lo sport può davvero garantire a essa il raggiungimento di fini superiori, non immediatamente riconducibili ai pur lodevoli risultati agonistici. Lo sport non è il fine dell’uomo, ma un valido strumento per raggiungerlo in modo adeguato. Recuperando l’educazione alle virtù che non si generano per natura, no contro natura, ma è nella nostra natura accoglierle e sono portate a perfezione in noi attraverso l’allenamento e l’abitudine, si favorisce la libertà interiore, la conoscenza del proprio corpo e la capacità di accogliere il valore in quanto buono”.
Paolo Cicciù Presidente Provinciale Csi: << Educare alla legalità è ora cosa troppo difficile perché basti affidarla alle invenzioni e all’esempio di qualche «apostolo». Bisogna essere in tanti, essere in rete, essere competenti, essere coraggiosi, essere appassionati. Tanto più che gli obiettivi educativi vanno ormai ben oltre l’apprendimento delle «buone maniere». Ai giovani dobbiamo conferire parametri chiari per molto altro ancora: in tema di rispetto degli altri,di solidarietà, di assunzione di responsabilità, di integrazione, di tolleranza, di legalità, di democrazia, di cittadinanza attiva. Lo sport è uno degli strumenti disponibili, e la società sportiva è uno dei pochi luoghi in cui i giovani di diversa provenienza possono essere aggregati e indirizzati a pratiche di vita virtuose. Il CSI ha scelto di educare attraverso lo sport, il gioco, la festa. Può sembrare poco, invece è moltissimo. Non serve predicare da altri pulpiti, da altre cattedre: i ragazzi hanno bisogno maggiormente di chi condivida con loro un pezzo di strada piuttosto di chi si limita, ad indicagli un percorso. C’è un antico sapore di vangelo in questo stile: educare strada facendo, camminando insieme, coinvolgendosi l’uno nella vita dell’altro, sperimentando fianco a fianco fatiche e speranze nella ricerca della verità. Non ci stancheremo mai di dire che lo sport in Calabria ha bisogno di maestri e testimoni significativi,tanti sono,purtroppo, i “venditori di fumo” che calpestano quotidianamente i campi da gioco e presiedono fantomatiche associazioni . Insieme si vince nello sport e anche nella vita. Lo si chiami «sport per tutti», sport sociale o sport di cittadinanza, qualcosa sta per cambiare a Reggio Calabria per quell’attività sportiva che non mira a fabbricare tempi e misure, ma pensa primariamente ad educare i giovani, far stare bene la gente e costruire una società migliore. L’impegno del CSI è quello di istituire un osservatorio dello sport di cittadinanza che certifichi attraverso un «bollino di qualità»le società più virtuose dal punto di vista della formazione ,delle legalità e della promozione dello sport etico>>.
Questo post é stato letto 24710 volte!