Reggio Calabria, il Cis della Calabria ha promosso “Ironia e armonia in Orazio”

Barresi-Quattrone-Cernuto-Borruto-Caminiti

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Nella prestigiosa cornice della villetta “P. De Nava”, promosso dal CIS della Calabria, si è svolto il decimo incontro del percorso “Quattro passi nel mondo antico” progettato dalla prof.ssa Maria Quattrone, già Dirigente del Liceo Classico “T. Campanella” di Reggio Calabria., sul tema “Ironia e e armonia in Orazio”. Relatore il prof. Franco Cernuto , critico letterario, già Dirigente del Liceo Scientifico di Bagnara C., accompagnato alla tastiera da Silvia Barresi, giovanissima allieva del Conservatorio Cilea e dal prof. Luigi Maria Caminiti che ha fornito una brillante interpretazione delle più note liriche di Orazio. Dopo i saluti della presidente del Cis della Calabria, Loreley Rosita Borruto, e una breve introduzione di Maria Quattrone sul significato e le finalità del percorso, il prof. Cernuto ha tracciato un vivace ritratto biografico di Orazio, figlio di un liberto che non esitò ad assicurare al giovane i migliori maestri perché lo iniziassero agli studi letterari e filosofici. Orazio fu ad Atene, partecipò alla battaglia di Filippi e tornato a Roma, frequentò i circoli della capitale dove si erano affermati il giovane Augusto e Mecenate, per così dire il ministro della cultura dell’epoca. Orazio fu molto amico di entrambi ma pur vicino ai potenti mantenne sempre inalterata la sua personalità, la sua dignità di scrittore acuto e autonomo. Celebre per la levità del tratto e la medietas dello stile, sempre sospeso tra l’ironia e l’armonia, Orazio che pur si definiva”Epicuri de grege parcus” non fu solo seguace delle dottrine di Epicuro, ma piuttosto potrebbe definirsi scrittore eclettico, nella cui visione della vita trova spazio un singolare sincretismo filosofico che oscilla dall’epicureismo allo stoicismo unitamente ad una conoscenza acuta e ravvicinata della classicità e dei poeti greci eolici. Per Orazio – sostiene il prof. Cernuto – l’amore non è passione dominante ed esclusiva, ragione di vita e di morte come per Catullo, è più una lucida curiositas verso l’universo femminile e nella sua poesia si stagliano appena accennate figure di donne dai nomi greci Leuconoe, Fillide etc., espressioni letterarie più che creature storicamente definite. L’amore come la gloria, il vino, la compagnia degli amici rappresentano le gioie della vita, quelle gioie di cui bisogna saper godere con moderazione, senza eccessi e senza eccessivi turbamenti nella consapevolezza  che il tempo scorre implacabile e che gli attimi della gioia sono anch’essi fuggevoli e caduchi. Da ciò il carpe diem, il saper godere delle piccole / grandi gioie quotidiane, che la sorte e la vita ci apprestano, unitamente a pochi amici che sappiano condividere i piacevoli eventi. A questo tema e alle innumerevoli variazioni collaterali sono dedicate parecchie odi oraziane (la vecchiaia che avanza, la vita che … (Vides ut alta stet nive Soracte.., Eheu! fugaces ,Postume, labuntur anni…, Vile potabimus…Sabinum..) tutte brillantemente illustrate dal prof. Cernuto che grazie a una suggestiva ed espressiva lettura metrica ha saputo fare apprezzare all’uditorio, attento e partecipe, la bellezza e varietà dei toni presenti nei carmi oraziani. Il relatore si è, altresì, acutamente soffermato sul carattere parenetico presente in parecchie composizioni oraziane, dal momento che per Orazio la poesia è frutto d’impegno, d’ingegno e di riflessione sapiente, elementi tutti che  si accompagnano ad un accuratissimo labor limae. Per Orazio occorre insegnare agli altri i principi morali, le regole su cui si fonda la vita dell’uomo e su cui s’incardinano le fondamenta dell’impero. Da ciò il  tocco sempre equilibrato e misurato, quella medietas e la levità di tratto che nei secoli hanno fatto apprezzare la poesia oraziana. Molto apprezzata anche la performance della giovanissima Silvia Barresi, pianista allieva del Conservatorio che nel corso di vari intermezzi musicali si è cimentata in Bach (Musetta in re Maggiore) e Kulhan (Sonatina opera 35 n. 1 allegro).

 Parecchi gli interventi del pubblico sia sulle tematiche accennate dal relatore, come l’attacco di Svetonio per nulla indulgente sui costumi di Orazio sia sulla necessità che ritorni in auge anche in Italia, come lo è all’estero, in Europa e in America, lo studio della lingua latina quale premessa per la successiva comprensione degli autori e della civiltà classica.

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Author: Cristina

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