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Il 27 ottobre 2011, accompagnati da Don Pietro Catalano, un gruppo di educatori e collaboratori del Gruppo Ce.Re.So. (Centro Reggino di Solidarietà) si sono incontrati in udienza privata con S.E. Mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo Metropolita della Diocesi Reggio Cal.-Bova, per riaffidare a lui il mandato ricevuto ormai 20 anni fa quando, su suo impulso tutto ebbe inizio …
E proprio nel ventesimo anno di attività del Centro, si è voluto ritornare alle radici di questa esperienza, pensando a questo incontro come ad un momento di verifica e rimotivazione.
Nel lontano 1991 il giovane Vescovo, da poco giunto in diocesi, aveva subito letto, tra i tanti bisogni di una Reggio afflitta da diverse emergenze, la necessità di prendersi cura di giovani attanagliati dal grande male della tossicodipendenza. Così, chiamato Don Piero, allora giovane presbitero, da sempre sensibile al disagio e ai bisogni delle persone in difficoltà, a lui aveva affidato il compito di intraprendere questa strada che, a distanza di due decenni è ancora realtà viva e fortemente radicata in Città, Provincia e nei cuori di tante famiglie.
Tornare dal proprio Pastore, e presentargli quanto fino ad oggi realizzato, è stata occasione per aprire una riflessione interna sulle motivazioni che ogni giorno spingono tutte le persone che operano a diverso titolo al Ce.Re.So., su quanto sia importante continuare a credere nell’ individuare i bisogni di chi vive il disagio, rispondere alle richieste d’aiuto in modo sereno, serio e professionale, ma soprattutto ispirato dai valori del Vangelo.
Una scelta che trova sicuramente il suo fondamento nei principi della fede cattolica, ma che è sempre stata una proposta aperta a chi sceglie di mettere al centro la Persona, al di là del suo credo, al di là della sua condizione di vita…
Per questo cerca di operare sul territorio non in modo escludente, sforzandosi di incidere positivamente nel tessuto sociale, occupandosi del recupero e reinserimento di tanti giovani con dipendenza, ma anche promuovendo attività di rete con altre realtà locali.
Don Piero, nel presentare quanta strada ha fatto fino ad oggi il Ce.Re.So., ne ha ripercorso le tappe iniziali ricordando l’indimenticabile e compianto Dr. Totò Polimeni, compagno di strada e riferimento solido fin dalla nascita del Centro, che tanto si è speso accanto ai giovani accolti negli anni.
Maria Angela Ambrogio, Direttore Generale, ha presentato le varie attività in cui è impegnato il Ce.Re.So. non solo in Città, ma in tutta la provincia, con collaborazioni regionali e nazionali. La scelta di creare dei collegamenti anche con la Caritas diocesana, la consulta di Pastorale Giovanile, le parrocchie, gli enti del Terzo Settore, le scuole e le famiglie, fa del Ce.Re.So. una realtà che crede nell’ integrazione delle risorse e dei servizi.
Luciano Squillaci, vice Presidente del Centro, nel presentare il percorso di formazione permanente da sempre offerto sia a chi opera nelle strutture, che negli ultimi anni anche a quanti vogliono iniziare un percorso di Studi universitari, grazie alla collaborazione con l’Istituto Progetto Uomo, ha parlato dell’importanza della scelta valoriale che sta alla base del Ce.Re.So., dove tutti diventano piccoli semi di speranza da far crescere nella quotidianità, in ogni contesto possibile.
A conclusione dell’incontro S.E. Mons. Mondello, dopo aver riconfermato con forza il mandato di servizio al Ce.Re.So., ha sottolineato, in questo momento storico che vede il Terzo Settore vivere difficoltà immani di fronte alla ristrettezza delle risorse economiche, che solo affidandosi ai valori del Vangelo e alla motivazione personale di ognuno si può, e si deve, ricreare nel sociale e nell’aiuto al prossimo il miracolo narrato nel Vangelo di Marco della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Avendo fiducia in Dio, confidando in una Fede salda e, come direbbe don Tonino Bello, avendo “Charitas sine modo” (Amore senza misura),nessuno resterà affamato, solo e abbandonato, ma ognuno troverà risposte ai propri bisogni e attenzione alle proprie sofferenze.
Prima di tutto l’Uomo quindi, con le sue risorse e le sue contraddizioni, che anche oggi potrà incontrare persone che sappiano accogliere, ascoltare, condividere e moltiplicare la speranza, perché la vita è un dono e per questo va vissuta con cura.
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