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Mercoledì 25 gennaio alle ore 19.00 presso il Teatro Politeama di Siracusa si terrà l’incontro con la scrittrice Nadia Crucitti, autrice del romanzo Berlino 1940. La convocazione, pubblicato da Città del Sole Edizioni. La conversazione sarà curata dal prof. Francesco Idotta ed è organizzata in collaborazione con l’ANPI – Associazione nazionale Partigiani italiani, e con il Laboratorio teatrale dell’Univ. Mediterranea “Le nozze”, che curerà la lettura scenica di brani del libro. Durante la serata sarà proiettato il documentario “Che i figli sappiano” di Maurizio Marzolla e interverrà Aldo Chiantella, presidente Comitato d’onore ANPI.
Il nuovo romanzo della scrittrice reggina, già nota al grande pubblico con Casa Valpatri (Mondadori, 1996), è dedicato alla figura di Veit Harlan regista cinematografico nella Germania nazista, tristemente noto per il suo film Jud Süss. La storia del finanziere ebreo Suss Oppenheimer, realmente esistito nella prima metà del ‘700, colpevole di vari reati, fu utilizzata da Goebbels come strumento di propaganda della persecuzione contro gli ebrei, allo scopo di scatenare ulteriormente l’odio razziale tra le SS e i membri della polizia.
Il volume si incentra sulla figura del regista, nel tentativo di indagare la bruciante questione del consenso da parte di una popolazione colta ed evoluta, come quella tedesca, a un regime che ha oltrepassato i limiti di qualsiasi barbarie umana. Harlan, infatti, aderisce al nazismo per puro opportunismo, non perché ne appoggia le convinzioni ideologiche o l’antisemitismo. Ma a poco a poco, mentre il regime si va affermando delineando tutta la sua carica autoritaria, Harlan sceglie di non vedere, o meglio decide che quello che accade intorno a lui non lo riguarda, alla sola condizione di poter affermarsi nella sua professione.
Ormai famoso grazie alla sua vicinanza con il governo hitleriano, per volere di Goebbels gira il film divenuto simbolo della persecuzione contro gli ebrei; Harlan non teme tanto il contenuto politico e la responsabilità morale, ma lo scarso valore artistico di una pellicola che può rovinare la sua fama di regista. “Harlan è vanesio e ambizioso, ma è un uomo come tanti – afferma Nadia Crucitti – La storia non la fanno i mostri, ma coloro che per opportunismo li seguono.
Considero Harlan un colpevole, non tanto per il film, dato che allora gli sarebbe riuscito difficile rifiutare. È un colpevole perché dopo ha continuato ad essere asservito al potere di Hitler, pur avendo ormai capito. E anche dopo la guerra non ha mai dimostrato alcuna contrizione”.
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