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Seconda giornata per il ciclo di incontri “Le Ferita. Vincere la NDRANGHETA: metodologie di contrasto e continuità di azioni”, in corso al Palazzo della Provincia di Reggio Calabria.
“La ndrangheta non è l’anti-stato, ma l’espressione dello stato nelle regioni meridionali dove diventa un vero e proprio ente di governo”, lo ha detto Vincenzo Macrì, magistrato reggino oggi Procuratore generale alla Procura di Ancona, stamattina nel corso del suo intervento al Palazzo della Provincia di Reggio Calabria.
“La ndrangheta si è trasformata nella seconda metà degli anni ’70 – continua Macrì – diventando organizzazione criminale di potere, grazie all’ingresso nelle ristrette cerchie della massoneria e dei servizi segreti deviati. La ndrangheta s’è trasformata in quel sistema che la caratterizza ancora oggi”. Sul rapporto fra mafia e politica Macrì ha detto: “Non si tratta di due cose distinte e separate. Le mafie hanno una loro politica, attiva e propositiva nella realtà sociale. Politica e mafia non sono due organi distinti e separati: sarebbe interessante condurre una ricerca proprio sulla politica della mafia, partendo dai documenti giudiziari che dimostrano tanto. Si tende a escludere che la mafia abbia ideologia politica, dicendo che la mafia sta con chi governa per questioni di opportunità. Questo è anche vero, ma comunque la mafia ha le sue idee politiche. Ad esempio, pare che nella famosa riunione di Montalto gli ndranghetisti stessero decidendo di supportare le intenzioni golpiste di Junio Valerio Borghese. La ndrangheta reggina è sempre stata vicina alla destra eversiva, sia a livello locale che a livello nazionale, basti pensare a quanto accadde nel 1970 con quella Rivolta che va contestualizzata e non è certo estranea a ciò che accadeva in quegli anni in Italia. Era la prova generale della guerriglia urbana da esportare in tutt’Italia negli anni della strategia del terrore. Quella della ndrangheta era una scelta politica che ebbe un seguito anche nei decenni successivi”.
Fra gli altri interventi quello del sociologo Rocco Sciarrone: “’La parte di società che è compenetrata o collusa con la ndrangheta spesso rappresenta la parte più produttiva di essa, almeno nel meridione: il risultato è che qui al Sud si è creato un mercato drogato, con meccanismi particolari e difficilissimi da analizzare e sconfiggere, che rappresenta una parte assai considerevole dell’intera economia dell’area”.
L’evento che va avanti fino a giovedì 25 novembre, diretto da Claudio La Camera, è stato organizzato dal Museo della Ndrangheta, con il sostegno dell’assessorato alle Politiche sociali e giovanili della Provincia di Reggio Calabria. L’evento è stato organizzato con l’Alto Patrocinio della Presidenza della Repubblica, il patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. Magistrati, avvocati, professionisti, studiosi, docenti, giornalisti, imprenditori, rappresentanti delle forze dell’ordine e associazioni affronteranno il fenomeno della Ndrangheta, diviso in sessioni tematiche, da tutti i punti di vista: storico, religioso, culturale, sociale ed economico.
Fra i partecipanti: Giuseppe Pignatone, Michele Prestipino, Nicola Gratteri, Pietro Grasso, Francesco Forgione, Mario Morcone, Tano Grasso, Fulvio Librandi e Luigi Lombardi Satriani.
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