Reggio Calabria, Giovanni Alvaro sulla chiusura del tapis roulant

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Bisogna dare atto al giornale on-line Stretto web d’aver saputo riaprire il caso del tapis roulant che rischiava di finire nel dimenticatoio. Lo ha fatto con piglio veramente giornalistico evitando di diventare megafono di una sola parte e ospitando le tesi dei favorevoli e dei contrari all’iniziativa del Commissari prefettizi che reggono le sorti della nostra città e che sembrano animati dal sacro fuoco demolitore.

I signori Commissari pensano, forse, che non essendo costretti a farsi giudicare col voto non rischiano nulla, e possono quindi infischiarsene dell’orientamento della popolazione. Sul piano formale sarà anche vero, ma sbagliano a ragionare avulsi dalla realtà e convinti d’avere piena ‘licenza di distruzione’, perché ne va della loro immagine e della loro reputazione. Essi non dovrebbero dimenticare mai che si sono insediati a Palazzo San Giorgio con un discutibilissimo decreto della Ministra degli Interni, ‘pilotata’ da coloro che non avevano altra possibilità per sbarazzarsi del governo della città, liberamente scelto dagli elettori, se non con un atto d’imperio.

Sono gli stessi che, per tre volte di seguito, sono stati sonoramente bocciati da una popolazione che, a stragrande maggioranza, non ha riconosciuto alcuna dignità politica al loro blaterare ed al loro seminare solo e soltanto fango suonando sempre la stessa musica, quella che si è sentita echeggiare in questi giorni con gli entusiastici osanna per la scelta dei Commissari di far diventare il tapis roulant un ‘piccolo museo all’aperto’ con possibilità di ammirarlo solo dall’esterno. Scelta, a dir poco, cervellotica perché, in un fabbricato, non si chiude un ascensore per risparmiare solo alcuni spiccioli penalizzando gli abitanti dei piani alti. E il tapis roulant era anche un ascensore che serviva la parte alta della città, ed era un servizio che andava incrementato così com’era previsto dal piano di mobilità con i tappeti trasportatori dalla Stazione Lido agli Ospedali Riuniti e dalla stessa stazione Lido verso l’Università.

I signori Commissari che si atteggiano, ormai visibilmente, ai tecnici bocconiani e si muovono non guardando al futuro ma limitandosi a pensare solo ad un presente scarno e miserabile con risparmi di facciata che la chiusura rischia di vanificare perché, nel corso degli anni, una struttura disabilitata, non attiva e priva di manutenzione accresce gli oneri per la sua riattivazione. Essi che puntano a risparmiare 200 mila euro, che sono misera cosa per un Comune come Reggio che spende annualmente oltre 250 milioni di euro per il suo funzionamento, non solo privano la città di un vero e proprio ’gioiello’, ma rischiano di mettere una croce su percorsi tesi a rendere sempre più vivibile la nostra Reggio.

Non capire ciò trasforma gli uomini in semplici macchine programmate ad operare senza capacità di valutazione a tutto scapito dei processi di crescita anche turistica di una città che non ha altre risorse. Ma una città non diventa meta turistica sol perché si chiama Reggio Calabria, ma lo diventa se sa accogliere e sa presentarsi con adeguati biglietti da visita che sono certo quelli naturali rappresentati dal clima e dalla sua posizione geografica, ma anche quelli storici e culturali con gli scavi greco-romani ed i famosi bronzi, e infine con quanto l’uomo ha saputo realizzare sul terreno dell’accoglienza come ad esempio: il lungomare (la cui storia prima o poi dovrà essere scritta senza tralasciare il ruolo dei sinistri schierati, come sempre, contro), i gazebo in Via Marina (altra battaglia contro), le mostre a Palazzo Zerbi e il tapis roulant (fortemente osteggiato) ma che era diventato un pezzo di città da amare.

E sperabile che gli uomini incaricati di sostituire chi stava costruendo un futuro nuovo non intendano continuare nell’opera demolitoria, ma se lo dovessero fare e non hanno il coraggio di tornare indietro, su quanto già deciso, commettono un vero e proprio sacrilegio che la città non potrà perdonare additandoli come distruttori di speranze.

Giovanni ALVARO

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Author: Cristina

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