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Ieri 1 Dicembre, come ogni anno, si è rinnovato l’appuntamento con la Giornata Mondiale di lotta all’Aids. Una giornata che deve ricordarci che l’Aids non è una malattia superata ma che coinvolge nel mondo 35.000.000 di persone, di cui almeno 130.000 in Italia, con migliaia di nuove infezioni ogni anno.
Rispetto a venti-trent’anni fa, a fronte di un miglioramento dei risultati nelle cure, la malattia fa meno paura e c’è il rischio serio di dimenticare il problema. I dati che certificano l’aumento delle infezioni dimostrano come abbassare la guardia rappresenti in questo momento un rischio che non possiamo permetterci. Se oggi, infatti, possiamo guardare al futuro con una prospettiva diversa grazie ai progressi della medicina, sicuramente questo non vuol dire che l’Aids sia stato sconfitto. E se in Italia se ne parla molto poco, a Reggio Calabria, rispetto al tema Aids, sembra regnare un silenzio assoluto. La giornata Mondiale di lotta all’Aids deve essere un modo per ribadire, che il silenzio non elimina il problema, al contrario: lo rende più forte.
In questi mesi, proprio al fine di rompere il muro del silenzio e rammentare a tutti che non possiamo abbassare la guardia, la Caritas Diocesana ha avviato un progetto, di caratura nazionale, sull’HIV/AIDS che si prefigge l’obiettivo di sensibilizzare la società a partire dalle comunità cristiane. La partecipazione a tale iniziativa della nostra Caritas, è tesa a risvegliare l’attenzione verso il problema dell’HIV/AIDS, attraverso alcune azioni fondamentali quali l’informazione e l’animazione delle diverse comunità parrocchiali.
Un percorso che va nel solco del lavoro svolto da quasi 20 anni a “Casa Don Italo Calabrò”, una piccola comunità che accoglie persone in HIV/AIDS e che si sostiene grazie all’impegno della Piccola Opera Papa Giovanni, delle Suore di Maria Bambina e della stessa Caritas Diocesana. Un accoglienza per un piccolo nucleo di persone, tesa ad instaurare relazioni di tipo familiare, con l’obiettivo di accompagnare coloro che fanno più fatica, che hanno sperimentato nella loro vita rottura di legami importanti come quelli familiari o che, nel caso dei tanti immigrati accolti, che sono partiti della loro terra con la speranza di una vita diversa ed invece si sono dovuti scontrare con la realtà di una diagnosi di malattia a loro sconosciuta.
L’Aids è una malattia che al di là dell’aspetto “medico”, ha una dimensione sociale importante e significativa. Spesso la persona colpita dall’HIV/AIDS ha paura di essere emarginata ed esclusa ed è per questo che la relazione umana diventa importante quanto quella della cura medica.
La celebrazione del 1° dicembre la Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS, è un modo soprattutto per manifestare solidarietà e vicinanza a tutte le persone colpite dal virus dell’Hiv o malate di AIDS e ai parenti ed amici, che a causa del pregiudizio ancora esistente vengono isolati dalla società. Oggi è un’occasione per rimettere al centro le persone, per tornare a parlare della malattia e dare informazioni corrette.
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