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Ieri pomeriggio si è prima caratterizzato per il “Social open space, la rete meridiana dei progetti condivisi: interventi ed idee e proposte della associazioni, dei movimenti e dei comitati che aderiscono ad ErgoSud”, poi per “Abitanti e luoghi a Sud. Identici e diversi”.
Ad intervallarli, l’omaggio a Renato Nicolini, cioè la lettura di uno stralcio del “Colloquio con il padre” di Fortunato Nocera ad opera di un attore di quel “Mediterranea teatro” che aveva creato. E l’intervento dell’ideatrice di “ErgoSud” Consuelo Nava: «Il nostro è un progetto per il riscatto delle nuove generazioni che hanno deciso di restare o di andare per poi tornare, per giovani che da Sud vogliono costruire un Sud diverso.
Perché il Sud non è periferico culturalmente, ma sa essere generoso e lungimirante. Per questo vogliamo scambiarci idee, esperienze ed obiettivi». Il primo evento è stato un momento di condivisione di idee dalle quali far scaturire azioni concrete, fra le quali quella di Action Aid su una riqualificazione urbanistica che trasformi Scaccioti in un quartiere per donne e famiglie già immaginata insieme a “Pensando meridiano”.
E quelle di Energia pulita su orti urbani, giornate del baratto e book sharing. Il secondo, invece, è stato un convegno sulla necessità di ripensare al territorio per averlo più bello, più ecosostenibile, più vivibile. Nel corso di “Abitanti e luoghi a Sud. Identici e diversi”, animato dall’architetto paesaggista Vincenzo Gioffrè, dalla geofilosofa Francesca Saffioti e dall’antropologo Mauro Francesco Minervino, grande protagonista è stato anche il celeberrimo antropologo ed etnologo Marc Augè, assente per gravi motivi famigliari che gli hanno impedito di raggiungere per “ErgoSud” una Reggio nella quale interverrà appena possibile insieme a “Pensando meridiano”. Centrale è stata la distinzione fra “rovine” e “macerie”. «Le rovine ci aiutano a cogliere lo scorrere del tempo.
Non lo fanno le macerie della modernità, addensamenti senza qualità e densità di spazi e relazioni» ha affermato Gioffrè facendo esempi come Pompei per le prime e le colline reggine altamente caoticamente urbanizzate per le seconde. «Le rovine appartengono ad un passato che non possiamo più ricomporre e al quale comunque possiamo pensare in ottica futura. Le macerie, invece, ad un passato estremamente presente che ci ha consegnato il suo smarrimento dell’essere privo di umanità, funzioni e futuro.
Quest’ultime vanno ripensate, anche perché portano sempre più individualizzazione e solitudine del singolo» ha affermato la Saffioti evocando i classici “scheletri” mai diventati abitazioni. «I luoghi sono proiezione della società nello spazio ed influenzano quotidianità e cultura. Il paesaggio è stato massacrato dal cemento: il 26% della Calabria è cubata, ci sono case per 24 milioni di abitanti e non 2 attuali ed ogni nato “ha” 4 vani.
Queste macerie affastellate su straordinarie bellezze vanno abbattute guardando al bello. Quindi bisogna ricordarsi che il Sud e il Mediterraneo hanno dato origine alla civiltà per uscire dall’eterno presente riconquistando una prospettive nella storia – le parole di Minervino – ma da soli non ci si salva, bisogna ragionare collettivamente. A Sud ci sono contraddizioni, ma pure grandi risorse. Qui si può vivere meglio che altrove. Ma occorre rivolgersi al passato per proiettarlo nel futuro». Ad arricchire “ErgoSud”, le esposizioni fotografiche di Valentina Palco sullo scempio dell’ex Liquichimica di Saline e di Fabio Montesano su “visioni meridiane” a San Vito sullo Ionio.
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