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È in libreria “Itinerari Mediterranei. Simboli e immaginario, fra mari isole e porti, città e paesaggi, ebrei cristiani e musulmani nel Decameron di Giovanni Boccaccio”, l’ultimo libro di Enrico Costa, Professore dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria. Editore è la dinamica “Città del Sole”.
Secondo Enrico Costa, “la società mercantile del Trecento è paragonabile a una società multietnica e multiculturale fortemente integrata, oggi diremmo globalizzata. Proprio allora il globo cominciava a superare i limiti del mare Mediterraneo, inglobando tutto ciò che ne circondava il bacino, che ne rimaneva centrale, dal nord Africa al sud Europa fino al nord europeo, e dal Medio oriente fino all’Estremo oriente, e la società mercantile, anticipatrice del mondo globalizzato, trova in Giovanni Boccaccio e nel suo Decameron la massima espressione letteraria, quasi a rappresentare un momento di svolta, una cerniera, fra Medio Evo e Rinascimento. Anticipandone molti dei caratteri di modernità, la lettura del Decameron è tuttora di grande presa e avvince il lettore pur alle prese con le difficoltà dell’italiano trecentesco”.
Cos’è Itinerari mediterranei? Perché simboli e immaginario, fra mari isole e porti, città e paesaggi, ebrei cristiani e musulmani?
Perché seguire gli itinerari di Boccaccio e non di Ulisse o Enea, viaggiatori mediterranei? È una descrizione del Mediterraneo da architetto o da ingegnere, da urbanista o da paesaggista? Un libro di viaggi o un saggio geografico?
Una vulgata o un saggio critico sulla letteratura trecentesca? Un saggio sul Boccaccio laico, fustigatore dei costumi della Chiesa, ma rispettoso di valori religiosi più profondi?
Una riflessione sul cinema che dal Decameron ha preso origine o un saggio iconografico? Un saggio sociologico o antropologico?
Un romanzo? Un’autobiografia? Una raccolta di memorie? Un curriculum ragionato? Un autoritratto? Un percorso intellettuale?
Niente di tutto ciò preso separatamente: Itinerari mediterranei è una Contaminatio tenuta assieme da una voglia di guardare il reale con occhi partecipi, e di narrarlo con voce non alterata dalla separatezza di saperi e culture.
“Itinerari Mediterranei” di Enrico Costa inaugura i “Quaderni di DeU” – che si affiancano, integrandola, alla Collana “DeUrbanistica”, espressione di un sapere disciplinare compendio etico di giustizia e legalità, estetica e funzionalità, che si adatta alla metamorfosi sociale, politica, economica e culturale del territorio – e vogliono essere strumenti di confine, basati sulle contaminazioni culturali, che coprono spazi interstiziali fra discipline e saperi diversi legati a città, ambiente, territorio e paesaggio, per meglio comprendere la dimensione culturale dell’Urbanistica.
Basta il sapere tecnico a urbanisti, paesaggisti, architetti e ingegneri, mai rapiti da descrizioni di paesaggi e città ben diverse dalle loro analisi, come “Vi ravviso o luoghi ameni”, o “Sola, abbandonata, in questo popoloso deserto che appellano Parigi”, o anche “O tu Palermo, terra adorata” e “Addio fiorito asil” dell’opera italiana, da Bellini a Verdi a Puccini? Comprende l’atmosfera dello stretto fra Reggio e Messina chi ignora Antonello e il San Francesco da Paola cammina sulle acque di Liszt, non conosce il rapporto con la natura nella musica di Vivaldi e nel paesaggismo veneto, né il romanticismo di Weber e Wagner col suo senso della natura? Si può capire la città moderna senza i suoni inseriti da Gershwin in Rhapsody in Blue e An American in Paris, o ignorando La città morta di Korngold, il jazz e le dissonanze del secolo breve?
Può chi si occupa di Urbanistica, e di tutto ciò che circonda la disciplina, ignorare il rapporto cinema città, può non aver mai visto Metropolis, né Mani sulla Città, o recarsi a New York senza ricercare i luoghi del cinema di Woody Allen o addirittura ignorare il così detto “Teatro Urbano”, dal dramma attico del quinto secolo aC a Brecht?
È giusto e possibile progettare uno spazio urbano senza avere ben presente le città medievali di Giotto e Fra’ Angelico, la quattrocentesca Città ideale di Piero della Francesca, gli spazi rinascimentali della Consegna delle chiavi a Pietro del Perugino, o dello Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Venezia del Canaletto, ignorando Sant’Elia e La città che sale di Boccioni, o le descrizioni letterarie di città, dalla Gerusalemme Celeste dell’Apocalisse alla letteratura contemporanea, passando per Boccaccio?
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