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Il Tribunale di Reggio Calabria-Sezione Penale, nel giudizio direttissimo tenuto in data 13 novembre u.s., ha convalidato l’arresto e disposto l’applicazione della misura restrittiva della custodia cautelare in carcere nei confronti di:
HABIBAILAH Abdellhadi, nato in Marocco l’01.01.1976, senza fissa dimora, pregiudicato
Il cittadino marocchino, si ricorderà, era stato tratto in arresto in flagranza di reato dagli operatori della Sezione “Falchi”, istituita dal Questore di Reggio Calabria Guido LONGO, ed inserita nella V° Sezione della Squadra Mobile – “Reati contro il patrimonio”, diretta dal Vice Questore Aggiunto Francesco Giordano con il coordinamento del Primo Dirigente Gennaro Semeraro.
Il locale Tribunale si è quindi espresso positivamente sulla legittimità dell’arresto del prevenuto in quanto colto in flagranza del delitto di rapina aggravata e di lesioni aggravate nei confronti della vittima, nonché di resistenza violenza e lesioni nei confronti degli operatori della Sezione Falchi che lo avevano bloccato nella quasi immediatezza della rapina consumata.
Infatti, nella serata del 12 novembre u.s., la vittima informava il “113”di avere patito poco prima una rapina nella centralissima Villa Comunale, a poche decine di metri dalla Questura, e di essere stato derubato di una borsa contenente oggetti personali e denaro contante. Appena giunti sul posto la vittima specificava agli operatori che, mentre era seduto su una panchina della Villa Comunale, un giovane straniero tentava di strappargli la borsa ma, nonostante tentasse di difendersi con entrambe le mani, l’extracomunitario gli sferrava violentemente un pugno in faccia e poi con entrambe le mani lo afferrava al collo, intimandogli di consegnargli la borsa altrimenti lo avrebbe ammazzato e, benchè la vittima continuasse a difendersi, il malvivente, afferrandolo sempre dal collo, lo scaraventava a terra dove ripetutamente lo colpiva con calci e pugni al corpo ed al viso, vincendo così ogni sua resistenza per cui, sopraffatto dalla superiorità fisica dell’aggressore e dalla violenza esercitata sulla sua persona, la vittima lasciava la borsa, permettendo così al malvivente, con un violento strappo, di asportarla ed, una volta in possesso della borsa, il rapinatore ancora non pago dell’efferato delitto perpetrato intimava ancora nuovamente alla giovane vittima di non muoversi e di non avvisare dell’accadutola Poliziaaltrimenti sarebbe tornato indietro e lo avrebbe ammazzato.
Contestualmente il derubato forniva anche una rapida ma dettagliatissima descrizione del malvivente e della sua direzione di fuga, indicando il lungomare cittadino, permettendo così agli operatori, alla luce degli elementi prontamente acquisiti, di avviare un’immediata ed efficace attività di monitoraggio delle vie limitrofe al luogo del delitto, notando, all’incrocio tra il Corso Vittorio Emanuele III e la via Domenico Tripepi (angolo Villa Comunale), una persona perfettamente corrispondente alla descrizione fornita dalla parte lesa proveniente dalla Villa Comunale, che reggeva tra le mani una borsa a tracolla. Il giovane extracomunitario veniva pertanto fermato e lo stesso non solo rifiutava di fornire le proprie generalità ma non riusciva a dare una spiegazione plausibile del possesso ingiustificato della borsa sottratta pochi minuti prima, per cui iniziava ad opporre fattiva e fisica resistenza e violenza nei confronti degli operatori, comportamento aggressivo che perpetuava anche dopo essere stato tradotto negli uffici della Squadra Mobile, cagionando lesioni agli operatori di polizia.
Quivi giunti, il fermato veniva riconosciuto dalla vittima che, nelle more, era stata dapprima sottoposta alle necessarie cure sanitarie e, subito dopo, aveva formalizzato la dettagliata ricostruzione delle fasi repentine della consumazione dell’evento delittuoso ai suoi danni, confermando perfettamente la felice intuizione degli investigatori.
Successivi accertamenti consentivano a quest’Ufficio di acclarare che il malvivente era gravato da precedenti di polizia, nello specifico di plurimi reati contro il patrimonio ed, inoltre, che lo stesso era sprovvisto di titolo di soggiorno, quindi risultava clandestino sul territorio italiano.
Dell’avvenuto arresto veniva notiziato il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, P.M. dott. CRISTILLO, il quale ne disponeva l’immediata traduzione presso la locale casa circondariale, ove lo stesso veniva condotto dopo avere esplicato le formalità di rito ed, il seguente 13 novembvre u.s., come già detto, il Tribunale di Reggio Calabria ne convalidava l’arresto e disponeva la custodia cautelare in carcere dell’extracomunitario.
Il Tribunale-Sezione Penale, oltre che la locale Procura della Repubblica, pertanto, accoglievano in toto le conclusioni delle indagini condotte da quest’Ufficio, che hanno evidenziato come il rapinatore abbia scientificamente individuato la propria vittima, scelta dettata dal luogo poco illuminato, e dall’essere la vittima da sola, il tutto adottando una tecnica di intervento rapido e coordinato ed oltremodo violento, elementi tutti indicativi di sperimentate capacità nello specifico settore illecito dei reati di aggressione al patrimonio, dato confermato anche dai precedenti specifici dello stesso. Quanto detto vale anche in merito alle aggravanti contestate al rapinatore, cioè la recidiva specifica e reiterata, la commissione del fatto-reato eludendo gli obblighi connessi al regolare stanziamento sul territorio italiano, la tenacia del proposito criminoso non inibito dalla possibile presenza di terzi né dalla vicinanza alla Questura rispetto al locus commissi delicti, la violenza esercitata sulla vittima anche difronte alla sua strenua autodifesa, la aggressiva prolungata resistenza anche nei riguardi degli agenti intervenuti, elementi che considerati nel loro complesso sono tutti indici chiarissimi della estrema pericolosità sociale del prevenuto, oltre che della personalità particolarmente incline dello stesso a delinquere con metodi palesemente violenti pur di raggiungere ed assicurarsi l’ingiusto profitto.
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