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“La sentenza del Tar che rigetta il nostro ricorso contro l’assegnazione del canile di Mortara all’associazione Aratea non ferma la nostra battaglia. Nelle more del ricorso al Consiglio di Stato che ci apprestiamo a presentare, chiediamo all’amministrazione Falcomatà, da sempre schierata a difesa della legalità, se e in che misura si presterà ad assegnare una struttura che stando alle carte non possiede. Apprendiamo dalla stampa che “da una semplice visura catastale, la particella 2152 – che identifica il canile che nel luglio scorso è stato rimesso in funzione e gestito dai volontari di Dacci una zampa – non solo non presenta alcun fabbricato, ma non è neanche di proprietà del Comune. Quel terreno, che per il catasto è un semplice agrumeto, è tuttora di proprietà del noto imprenditore Carlo Montesano. O almeno questo dicono le carte”. È ferma e netta la determinazione degli attivisti nel proseguire la battaglia per l’assegnazione del canile di Mortara, che da ben otto mesi gestiscono con risultati eccezionali in termini di recuperi e numero di adozioni, evidenziati con gran risalto dalla stampa locale e nazionale. “Abbiamo sempre detto che quella per il canile è una battaglia di civilità e mai affermazione potrebbe essere più vera alla luce di quanto emerso nelle ultime ore. Oggi scopriamo che la struttura di cui il Comune vorrebbe assegnare la gestione sulla carta non esiste, come non esisteva quando le è stata concessa la parziale agibilità, e ancora nell’agosto 2009 e in quello di tre anni dopo, nelle due occasioni in cui la gara è stata bandita. Si tratta di una violazione macroscopica, che a nostro parere cancella qualsiasi giudicato e imporrebbe a un’amministrazione schierata per la legalità di sanare la situazione prima procedere con un nuovo bando, anche alla luce di quelle modificazioni amministrative che per il Tar non rilevano, ma rischiano di aprire la strada a perizie di variante e modificazioni dei costi. Un’ulteriore beffa per un’opera già costata il doppio di quanto in partenza stabilito”.
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