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La “storia infinita” relativa alla mancata attivazione della Cardiochirurgia, presso l’Azienda Ospedaliera “B-M-M” di R. C., non ha ancora raggiunto il suo epilogo, nonostante il clamore suscitato su scala nazionale dalle indagini della AG e del possibile conseguente danno erariale quantificato in capo a sei “funzionari” pari a circa 30 milioni di euro. Colpevolmente, infatti, non sono state a tutt’oggi individuate le soluzioni che consentirebbero di utilizzare una struttura che per le sofisticate e costose apparecchiature in essa allocate conferiscono, a questa, il carattere dell’avanguardia sanitaria. Una cardiochirurgia pubblica d’eccellenza mai varata stante l’ indisponibilità di risorse finanziarie necessarie all’assunzione di personale specializzato. Una vicenda scabrosa destinata a diventare emblematica della più generale e grave contingenza in cui versa la sanità calabrese. La UIL FPL da sempre in prima linea sul versante della denuncia per la mancata istituzione di detta importante struttura sanitaria oggi sottopone all’attenzione degli addetti ai lavori ed all’opinione pubblica una proposta che consentirebbe il pronto decollo della stessa. Nelle more della definizione dello sblocco del turnover, l’appena nominato commissario al piano di rientro, dovrebbe e potrebbe autorizzare in via esclusiva assunzioni di personale presso l’ UOC interessata che consentirebbe la immediata attivazione della cardiochirurgia. L’incipit, necessiterebbe, altresì, della stipula di apposita convenzione che tecnicamente prevede due ipotesi:
-convenzione interaziendale pubblico-pubblico
-convenzione interaziendale pubblico-privato.
E’ appena il caso di evidenziare che l’ipotesi di convenzione interaziendale pubblico-pubblico a tempo determinato da 1 a 3 anni, offrirebbe la possibilità di prevedere uno scambio con le professionalità di cui dispone la nostra Azienda, al fine di garantire e migliorare l’assistenza territoriale, compensando parzialmente il servizio; il tutto, al fine di collocare la cardiochirurgia nell’ambito di un più ampio contesto, in grado di valorizzare e favorire l’integrazione con le eccellenti professionalità interne. La soluzione che consentirebbe l’ immediata attivazione della cardiochirurgia è agevolmente individuabile nello specificare un’ “area dello Stretto” quale ambito territoriale di azione del sistema “rete ospedaliera”, istituendo una sinergia tra le città di Reggio Calabria e Messina, previa convenzione con il partner pubblico. Attesa la disponibilità dell’ Azienda Ospedaliera “Papardo-Piemonte” di Messina, a procedere alla stipula di una convenzione in tal senso, è evidente che la popolazione della provincia reggina potrebbe fruire dell’ alta professionalità di specialisti di notevole esperienza, riducendo al minimo i costi di gestione. La realizzazione di un dipartimento cardiochirurgico “interaziendale” consentirebbe l’erogazione di un servizio di altissima qualità, attesa la sinergia delle eccellenti professionalità di cui dispongono le due Aziende. L’auspicata sinergia sanitaria fra le due sponde dello Stretto permetterebbe una diversa modulazione della rete cardiologica-cardiochirurgica, indubbiamente di maggiore complessità, ma foriera dei benefici propri della governance centralizzata, che si tradurrebbero in migliori risultati di salute per tutti, con costi contenuti ed effetti positivi sui bilanci del settore della sanità calabrese e siciliana, per l’abbattimento della cosiddetta “mobilità passiva”. La provincia di Reggio Calabria con la propria Azienda Sanitaria Provinciale ha avuto un numero di ricoveri per IMA nell’anno 2013 di 1021 pazienti, dei quali 702 hanno ricevuto almeno un intervento di angioplastica (fonte PNE 2013). In totale in Calabria sono stati operati nel 2013 per By pass coronarico e sostituzione valvolare 817 pazienti a cui vanno aggiunti la quota extraregionale che è stata di 429 pazienti per un totale di 1246. Oltre il 50% dei pazienti continua ad emigrare fuori regione pur avendo la possibilità di operarsi in regione. La migrazione sanitaria dei pazienti residenti nella Provincia di Messina è invece limitata soltanto a 51 pazienti (5-13%). Orbene questi dati fanno riflettere sulla necessità di intervenire urgentemente a porre dei correttivi a questa situazione paradossale. L’accelerazione impressa dall’area integrata dello stretto consentirebbe partendo proprio dalla sanità a produrre una sinergia funzionale tra le 2 sponde che scaturirebbe in uno scambio disinteressato delle eccellenze presenti nelle 2 aziende ospedaliere (BMM e Papardo). L’attività potrebbe essere realizzata a breve termine da uno staff collaudato che si integrerà con le eccellenti UOC di Cardiologia e Rianimazione che operano nella ns Azienda Ospedaliera. Inoltre occorre considerare che, con l’erogazione delle prestazioni sanitarie, la conseguente attrazione di pazienti, provenienti dalla Calabria e da altri territori limitrofi, costituirebbe ulteriore fonte di introiti e, soprattutto, sarebbero realmente ammortizzati gli ingenti, quanto ad oggi improduttivi, costi correlati al pagamento dei canoni del leasing per l’acquisto delle apparecchiature biomedicali e per l’attività di manutenzione. Questa Segreteria Provinciale, all’uopo, ritiene sommessamente di dover avanzare una proposta alle amministrazioni provinciali e comunali di Reggio e Messina affinché si facciano promotori attraverso un “consiglio comunale-provinciale dell’area dello stretto” aperto, di opportuni atti formali necessari a sensibilizzare gli organi preposti all’inizio dell’attività sanitaria di che trattasi. Infine, premessa l’ingente entità di fondi pubblici stanziati per la realizzazione della struttura, oltre il valore delle attrezzature biomedicali ivi installate, sarebbe incomprensibile, oltre che non condivisibile, la ratio sottesa ad una diversa soluzione, volta alla stipula di una convenzione pubblico/privato. Sarebbe una sconfitta, per tutta la comunità calabrese, dover affidare un settore fondamentale della sanità pubblica, quale il Centro Cuore, realizzato con l’ impiego di rilevanti risorse pubbliche, al soggetto privato
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