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Riceviamo e pubblichiamo:
“Ho letto con meraviglia “l’appello” del consigliere Russo, comparso su alcuni quotidiani on-line e siti internet, secondo il quale la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia da me diretta (erroneamente indicata come Soprintendenza regionale per i Beni architettonici e paesaggistici della Calabria) non funzionerebbe regolarmente e avrebbe accumulato ritardi “da mesi” nell’emanazione delle autorizzazioni paesaggistiche richieste.
Non scendo sullo stesso piano di un attacco inspiegabilmente personale accompagnato da asserzioni peraltro facilmente smentibili da quanti mi conoscono bene e sanno della mia costante presenza e della mia attenzione al territorio.
Mi limito ad evidenziare come il consigliere Russo sembri ignorare la nuova procedura di autorizzazione paesaggistica entrata in vigore dal primo gennaio 2010 ai sensi dell’art. 146 del “Codice di Beni culturali e del paesaggio”, nell’ambito della quale il parere del Soprintendente, ancorchè da richiedere obbligatoriamente e vincolante, ha carattere “endoprocedimentale”; in particolare, Russo non sembra essere consapevole del disposto del comma 9 del predetto articolo, secondo il quale “in ogni caso, decorsi sessanta giorni dalla ricezione degli atti da parte del Soprintendente, l’amministrazione competente provvede sulla domanda di autorizzazione”.
In Calabria, come noto, per delega regionale, le amministrazioni competenti al rilascio delle autorizzazioni paesaggistiche sono le Province: pertanto, nel caso del territorio reggino, qualora siano decorsi i suddetti sessanta giorni senza che il parere del Soprintendente sia stato reso, i competenti uffici dell’Ente Provincia di Reggio Calabria possono provvedere a definire le pratiche, emanando (o negando) l’autorizzazione richiesta.
Orbene, a fronte del fatto che nel corso del 2010 la Soprintendenza ha comunque risposto a tutte le istanze (trattando peraltro con tre soli funzionari – due nella prima parte dell’anno – circa novecento pratiche), la circostanza che, negli ultimi mesi, l’ufficio – pur continuando ovviamente con pari impegno e abnegazione da parte dei funzionari ad esaminare tutte le istanze – abbia inteso far riferimento per una parte di esse (ovviamente valutate positivamente) al suddetto disposto normativo del comma 9 (in un’ottica, in definitiva, di semplificazione dal punto di vista dell’utenza), sembra aver ingenerato, nonostante i rapporti proficui quanto cordiali di collaborazione inter-istituzionale che da sempre intercorrono tra Soprintendenza e Provincia, qualche incomprensione e difficoltà operativa da parte di quest’ultima e, probabilmente, equivoci da parte dell’utenza.
Ritengo che il consigliere Russo ad altro non possa riferirsi che a tale circostanza – peraltro in via di soluzione -, evidentemente senza aver acquisito adeguate informazioni al riguardo e con toni pertanto del tutto sproporzionati al caso, oltre che stranamente (e, spero, non strumentalmente) appuntati esclusivamente sull’attività della Soprintendenza, nonostante questa operi nell’ambito di una procedura della quale non è l’unica attrice.
Quanto sopra, peraltro, ha riguardato esclusivamente pratiche relative a pareri paesaggistici su condoni edilizi pervenute nei primi mesi dell’anno, sicchè in verità – trattandosi di edifici già da tempo esistenti e in genere pienamente funzionali (oltre che di pratiche che hanno giaciuto per decenni negli Uffici comunali !) – appare davvero sproporzionata oltre che infondata l’asserzione del Russo circa il presunto rischio di “danneggiare il già debole tessuto economico e produttivo del nostro territorio”.
Ciò precisato, colgo l’occasione per alcune considerazioni più generali che, al di là dell’episodio in questione, spero servano a chiarire lo spirito che informa l’attività della Soprintendenza, operativa a Reggio, come noto, dal maggio 2009.
Innanzitutto va sottolineato come la Pubblica Amministrazione non possa che informare la propria attività, oltre che ai principi di efficienza e tempestività, a quelli della trasparenza e della legalità, e come pertanto la maggiore o minore celerità delle istruttorie sia strettamente correlata alla completezza degli atti trasmessi, e come non di rado le pratiche che pervengono, specialmente quelle relative ai condoni edilizi, presentino carenze anche sostanziali ed elementi di scarsa chiarezza che obbligano a richieste defatiganti – non solo per l’utenza, anche per gli Uffici ! – di chiarimenti e integrazioni documentali.
In secondo luogo, in merito alla più generale tematica (starei per dire: “al diffuso luogo comune”) secondo cui le Soprintendenze “bloccherebbero” lo sviluppo, non mi stanco di evidenziare come non vi sia alcuna preconcetta preclusione da parte dell’Ufficio da me diretto alla realizzazione di opere e di interventi nel territorio, ma come l’azione dell’Ufficio medesimo sia esclusivamente sostenuta, in linea con i compiti ad esso istituzionalmente assegnati dalla legge ed in un quadro di massima trasparenza e di apertura al dialogo, dall’intento di garantire il più possibile – di tali opere e di tali interventi – la qualità (oltre che, ovviamente, la conformità alla normativa vigente): il che si traduce in genere, più che in dinieghi, in richieste di approfondimento e di rimodulazione dei progetti, operazioni che spero sempre più i progettisti e le amministrazioni, come per fortuna sovente avviene, avvertano come obiettivo condiviso e fattivo stimolo a far bene, e non come ostacolo e impedimento, o esito di lentezza e inerzia amministrative.
Proprio perché conosco ed amo la Calabria, sono fermamente convinto di quanto da più parti e da decenni si va sostenendo, e cioè che i beni culturali e lo straordinario paesaggio della regione possano e debbano essere volano e fondamentale risorsa del suo sviluppo: ma, per l’appunto, affinchè ciò si avveri occorre che gli interventi di trasformazione del territorio siano improntati a criteri di qualità, attenti a valorizzare la risorsa medesima, ad “utilizzarla” proficuamente senza cancellarla.
Se, come è giusto, riconosciamo al patrimonio culturale ed al paesaggio valore “economico”, tanto più occorre evitare che la risorsa da essi costituita – preziosa e non facilmente riproducibile – venga, come purtroppo non di rado è avvenuto, miopemente sperperata.
La Soprintendenza, in ogni caso, continua ad operare in tal senso, con il consueto impegno di tutto il personale e la massima trasparenza.
Arch. Roberto BANCHINI
Soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici
per le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia
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