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Minori, disabilità, donne in difficoltà, poveri, ed oggi tocca alla psichiatria. Sembra che il mondo del privato sociale, del Terzo Settore, sia improvvisamente diventato un peso in più di cui disfarsi. Un settore, un intero mondo fatto di uomini, famiglie, bambini che nei bilanci delle pubbliche amministrazioni, diventa una questione da manipolare, limare e cancellare come se si trattasse di lavori pubblici piuttosto che di acquisto di armamenti.
Eppure qualcosa sembra sfuggire ai più: “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale….senza distinzione… di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. É l’Articolo 3 della Carta Costituzionale, è il metro della libertà individuale e collettiva. Lo ricordiamo a qualche ministro con la memoria corta che quella Costituzione ha giurato “di osservare lealmente”.
L’Associazione “A Rua”, impegnata sul fronte della promozione sociale e culturale, rifiuta l’idea che si possano continuare a tagliare i fondi destinati al sostegno dei servizi e dell’assistenza sociale, sulla base di freddi calcoli di tipo economico. Non è una semplice questione contabile, non è una mera operazione matematica, che può mettere a rischio l’idea stessa di riconoscimento della dignità delle persone, di tutte le persone così come ci ricorda l’Articolo 3, e soprattutto dei più deboli, aggiungiamo noi. Allora dovremmo cominciare a chiederci il significato della parola “essere umano” e da qui iniziare ad immaginare se c’è qualcuno più degno di un altro di vivere il proprio “essere persona”, o più semplicemente essere cittadino.
Nei fatti, la drastica riduzione dei fondi per la psichiatria, così come è stato e continua ad essere per i minori, le disabilità, le cd. fasce deboli, intacca pesantemente la dignità di molte di queste persone. Per anni, in questa città, si è combattuta l’idea di istituzioni totalizzanti – i manicomi – strutture che disumanizzavano, cancellando ogni possibilità di relazione, rendendo i pazienti alieni da nascondere. E sempre a Reggio Calabria, nacquero in seguito a quelle lotte le prime strutture alternative, sperimentazioni che anticiparono anche la Legge Basaglia. Ma oggi questa stessa città sembra avere la memoria corta, sembra aver dimenticato. Ci chiediamo cosa ci sia all’orizzonte dopo i tagli al personale che si propongono oggi, pur essendo convinti che il processo di disumanizzazione attuale non sia meno penoso del passato, semplicemente perché lo si vuole giustificare con motivi di tipo economico.
Sulla vita degli uomini, sulla loro dignità di persone e cittadini, crediamo che non possano esistere margini di trattativa di qualsivoglia natura. Si parli degli ospiti delle strutture, degli operatori che vi lavorano e che vedono il proprio compenso ridursi o addirittura scomparire per mesi e mesi, non si tratta. D’altronde, ci limitiamo semplicemente a rivendicare il rispetto dell’art. 3 della Costituzione Italiana.
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