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Il Laboratorio Cross, Storia dell’Architettura e Restauro, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, con il patrocinio della Provincia di Reggio Calabria, della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e dell’associazione Italia Nostra – sez. di Reggio Calabria, avvia un ciclo di conferenze dedicato a La Calabria nel Rinascimento, coordinate dai proff. Bruno Mussari e Giuseppina Scamardì.
Si tratta di un ciclo di cinque incontri a cadenza mensile, che si pone in continuità con l’iniziativa avviata lo scorso anno sul tema La Calabria nel Medioevo, coordinata dalla prof.ssa Francesca Martorano. Il loro scopo è fornire a studiosi, studenti e cittadini, un’occasione per riflettere su quale eco la stagione rinascimentale, nelle sue diverse declinazioni, abbia raggiunto la Calabria e con quali esiti.
Dopo l’incontro del 12 febbraio la prof.ssa Francesca Martorano (Fondare e fortificare città. Progetti e realizzazioni), giovedì 12 marzo alle ore 17.30 la Sala conferenze del DiGiEc (Via Tommaso Camapanella) ospiterà “Quale Rinascimento? Artisti e architettura in Calabria e Sicilia tra XVI e XVII secolo” a cura della prof.ssa Francesca Passalacqua, ricercatrice del PAU.
Il Rinascimento meridionale significava innanzitutto ‘Firenze a Napoli’- scriveva Roberto Pane – nel sessantennio aragonese, periodo nel quale i maestri fiorentini avevano portato il nuovo linguaggio artistico nella capitale del Regno. A tale determinazione, però, si contrappongono varie teorie che, pur riconoscendo l’importanza prioritaria della cultura toscana del XV secolo, individuano anche indirizzi diversi.
Alfonso V d’Aragona, emperador de la Mediterranea, unificando, nel 1443, il regno di Napoli, la Sicilia e l’Aragona, determinava una koinè culturale, in cui nuove visioni artistiche si innescavano sui forti linguaggi preesistenti alimentando, nel meridione della nostra penisola, un ‘altro Rinascimento’.
«Napoli e Palermo, la Provenza e Valencia rientrano in una sorta di quadrilatero tirrenico, dove si stabiliscono rapporti artistici ancora misteriosi», scriveva Chastel, e la Calabria, in particolare, ha sofferto, per molte ragioni, di scarsa attenzione in un periodo storico dove ‘altrove’ si era determinata una vera rivoluzione. Tra il XV e il XVI secolo, linguaggi architettonici diversificati, segnati dalla presenza contemporanea della cultura orientale e occidentale, caratterizzano il territorio calabrese di espressioni artistiche che, dalle forme tardo-gotiche, si evolvono in un linguaggio classico attraverso l’esperienza catalana e toccano tutti gli ambiti della produzione architettonica.
Da Cosenza a Reggio Calabria sono innumerevoli gli esempi di edifici in cui alle forme tardo- gotiche di diversa provenienza si aggiungono, e talvolta si sovrappongono, elementi architettonici ‘classici’ migrati soprattutto dalla capitale del Regno.
Saranno i maestri marmorari lombardi e toscani sin dal Quattrocento a portare in Sicilia, a Palermo e Messina, il Rinascimento, con monumenti, altari, portali, e a diffondere prima nell’isola e di seguito in Calabria quelle correnti classiciste che convivranno a lungo con la tradizione tardogotica. Bisognerà attendere però la seconda metà del Cinquecento per sancire definitivamente la migrazione del linguaggio architettonico ‘fiorentino’ nel sud d’Italia. Il territorio, dopo un secolo, dal mitico sessantennio aragonese si avviava a un‘lungo Rinascimento’, avendo finalmente maturato la lezione brunelleschiana.
Il 30 aprile 2015 concluderà il ciclo di conferenze il prof. Francesco Caglioti, che tratterà il tema del Rinascimento della scultura calabrese, in relazione al più ampio contesto storico-culturale nazionale.
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