Reggio Calabria, Alvaro: “Ora dobbiamo parlare tutti”

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Se qualcuno, perché vive nel mondo delle illusioni e percorre la strada delle proprie certezze che è diversa dalla strada della realtà, sperava che la risposta del popolo azzurro e dei reggini potesse risolversi in un fragoroso flop, è stato servito. L’auditorium Calipari, grande, enorme, che è spaventoso pensare di utilizzare per una iniziativa politica, era stracolmo di gente come non mai, e come non mai era percorso da passioni vere e vive, ha ospitato l’iniziativa ‘Ora parlo io’.

La gente, e non solo i dirigenti, ha scelto d’essere presente, perché non ne può più di assistere passivamente all’aggressione che da mesi si sta consumando contro una classe dirigente e un partito che rappresentano una intera città. La vittoria, in tre elezioni consecutive, non è andata giù ai signori della sinistra parolaia e qualunquista che, preso atto che la maggioranza della popolazione continuava a non riconoscer loro la dignità di classe dirigente, hanno pensato di superare l’ostacolo aggredendo prima il Consiglio Comunale e poi  lo stesso Governatore.

Piccoli pigmei senz’arte né parte, ma solo con una sfrenata voglia di potere si sono fatti aiutare da un ministro del governo ‘tecnico’ e da un prefetto in attesa di trasferimento che, arrampicandosi sugli specchi e dipingendo un Consiglio Comunale infestato da gente poco raccomandabile, hanno ottenuto che venisse sciolto. Decisione grave, perché non si priva una città degli organi liberamente eletti. Se c’era infiltrazione mafiosa o contiguità, si doveva decretare la decadenza degli infiltrati o dei contigui. Certo tale scelta non piaceva alla sinistra che con lo scioglimento voleva usare i 18 mesi, che precedono le prossime elezioni, per far dimenticare la buona amministrazione della città.

Pia illusione. Le immagini proiettate nell’auditorium Calipari con la carrellata delle opere realizzate sono scolpite nella memoria dell’intera popolazione anche di quella della sinistra che in cuor suo sa perfettamente che Reggio da grande paese è diventata una grande città. Piazze rinnovate e rese vivibili, caserma 208 che ha visto risolto il problema nomadi, tapis roulant che i Commissari avevano chiuso, villa Zerbi sede continua di mostre, museo nazionale totalmente rinnovato e pronto per l’inaugurazione, teatro Cilea che ospita ormai annualmente spettacoli teatrali, case popolari in tutta la periferia, scuole elementari, lidi sul Lungomare con la movida estiva dei giovani reggini, anfiteatro dello Stretto che ha ospitato per diversi anni la radio 102,5 che ha aiutato a far conoscere all’Italia ‘la nuova città’ ch’è diventata Reggio. E poi ancora, i programmi per il futuro, la mobilità cittadina con un più lungo lungomare e altri tapis roulant verso Ospedali Riuniti e Università.

Certo si è ben capito che 18 mesi non sarebbero bastati, e allora via con le menzogne tese a diffondere notizie false col vecchio ma collaudato sistema comunista: ripeti ossessivamente una menzogna ed essa diventerà una verità per gli allocchi. La strada, quindi, era quella di aggredire il bilancio che con tutte quelle realizzazioni, non poteva non presentare una differenza, tra residui passivi e residui attivi, che sono arrivati, come sempre dichiarato dal Sindaco defenestrato, a 118 milioni per i tagli del Governo (25% in meno) e per le spese per debiti fuori bilancio ‘ereditati’.

Il trucco utilizzato, per rendere più drammatica la situazione, è stato quello di gonfiare l’entità del disavanzo addirittura facendolo coincidere con i 679 milioni dei residui passivi, e di diffondere vergognosi ‘radio fanti’ come quello di arricchimenti personali o di lucrosi investimenti nell’isola di Malta, resi credibili per il clima di corruzione che ha coinvolto settori marginali della politica nazionale, ma ampliamente enfatizzati dalla stampa. Ma a questo punto una semplice domanda, fatta anche dallo stesso Scopelliti, all’auditorium: “Dove si pensa che potessero essere oggi Scopelliti e la sua squadra se fossero vere le mascalzonate messe in giro?”.

E allora basta. Sbaglia chi pensa che il problema sia solo di Scopelliti e di Arena. Il problema è di tutti. Ripetere l’errore fatto dai socialisti, quando fu aggredito Craxi, lasciandolo solo, è fatale per tutto il fronte moderato. Accettare, infatti, che venga crocifisso un punto di reale forza del popolo azzurro è  suicida. Anche per questo ‘Ora dobbiamo parlare tutti’.

                                                                                  Giovanni ALVARO

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Author: Cristina

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