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Sin dai popoli più antichi, l’osservazione del cielo ha ricoperto un ruolo fondamentale per l’umanità. Nel corso dei secoli, ha seguito dapprima l’evoluzione del pensiero umano e poi i progressi della Fisica ma le donne hanno dovuto affrontare ulteriori ostacoli: le discriminazioni sociali e il ruolo culturale concesso alle donne. Parlare dei progressi nella conoscenza dell’Universo significa ripercorrere la loro storia, fatta di passione per la ricerca, di scoperte importanti ma anche di un lungo elenco di umiliazioni e mancati riconoscimenti. Anche se figure come quelle di Ipazia o di Caroline Herschel non sono oggi più possibili, persiste ancora una situazione che nel mondo anglosassone prende il nome di “leaky pipeline”, la “tubatura che perde”, a indicare il crollo delle percentuali femminili all’avanzare della carriera e nelle posizioni decisionali.
Nel corso di un simposio tenutosi a Boston, qualche anno fa, il presidente di Harvard, Lawrence Summers, sosteneva che “le differenze biologiche innate tra donne e uomini fanno sì che le prime eccellano meno dei secondi in carriere legate alla matematica e alle materie scientifiche”.
Ed ancora secondo uno studio della American Association of University Women le donne, nonostante abbiano conquistato maggior spazio in ambito scientifico, trovano ancora notevoli ostacoli negli stereotipi e nei pregiudizi culturali. Il tema del rapporto tra donne e scienza e il difficile riconoscimento di questo ruolo da parte della società, anche nelle sue sezioni più sensibili e avanzate, è una questione divenuta uno dei nodi centrali di Istituzioni nazionali e internazionali nell’ambito delle politiche della ricerca del lavoro e della formazione.
Attualmente, dobbiamo confrontarci con una drammatica evidenza: conosciamo solo una minima frazione del nostro Universo, costituito principalmente da energia e materia “oscura”.
Svelare l’ignoto è la rivoluzione astronomica che ci attende nel III millennio. Una sfida scientifica ma anche culturale nella quale a uomini e donne dovranno essere assicurate pari opportunità di carriera, in sintonia con la risoluzione della International Astronomical Union e gli impegni dell’Unione Europea.
Di questo e altro tratterà la Dott.ssa Filippina Caputo (Astronomo ordinario Osservatorio astronomico di Roma) al Planetario Pythagoras sito in via Zerbi n°1 (Campo Mirella Carbone) alle ore 20.30.
Filippina Caputo: Laureata in Fisica all’Università “La Sapienza” di Roma, ha iniziato nel 1970 la sua carriera come ricercatore CNR presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale di Frascati per poi lavorare come Astronoma Ordinaria dell’Osservatore Astronomico di Capodimonte (1996-1999) e all’Osservatorio Astronomico di Roma (dal 1999). La sua attività di ricerca riguarda la componente stellare più antica (ammassi globulari), le variabili pulsanti e la scala delle distanze cosmiche. Ha fatto parte dei Consigli direttivi di Osservatori astronomici (Catania, Capodimonte e Roma) e della SAIt.
Dal 2000 al 2003 è stata nel CD dell’INAF quale rappresentate del personale di ricerca degli osservatori astronomici italiani. Dal 2009 fa parte del CPO dell’INAF.
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