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Mi trovo costretto a rappresentare nuovamente il disappunto di Acquereggine verso la situazione che, suo malgrado, da lungo tempo si trova a fronteggiare.
Il Sindaco di Reggio Calabria, Dott. Giuseppe Raffa, nel corso degli incontri avuti con la società aveva dimostrato ampia comprensione verso le problematiche da questa affrontate, subite, di conseguenza, anche dai lavoratori e le loro famiglie. Ma oggi, purtroppo, duole constatare che nessuno degli impegni politici assunti è stato sinora rispettato. La stasi dimostrata negli adempimenti economici – a fronte del servizio erogato da Acquereggine, nonostante le difficoltà, al Comune di Reggio Calabria – ha causato una gravissima crisi aziendale, che ha condotto ad una non puntualità/mancata retribuzione dei pagamenti sia verso i dipendenti che i fornitori.
Nell’ultima riunione tenutasi presso la sede comunale, il Primo cittadino si era impegnato a rientrare rispetto alle somme dovute al 28/02/2011 (precisiamo che a tale rata corrispondono servizi resi 28 mesi fa), annunciando che l’Amministrazione avrebbe utilizzato a tal scopo parte dei fondi provenienti dal Decreto Milleproroghe. Inoltre, come emerge anche dalle dichiarazioni rese alla stampa, il Sindaco di Reggio Calabria aveva comunicato che, nell’utilizzare le suddette risorse, si sarebbero privilegiati i debiti più vecchi: una notizia che abbiamo salutato con piacere, considerato che Acquereggine svolge sul territorio il servizio dal 2006 e che le prime spettanze dovute risalgono già al 2008. Infine, il Sindaco si era impegnato a riconvocare la società nella prima decade di marzo, per renderla edotta sullo stato dell’arte.
In seguito alla suddetta riunione, la società, rassicurata dagli impegni annunciati del Comune, aveva provveduto ad informare le organizzazioni sindacali che, a breve, avrebbe fornito loro un quadro certo sull’erogazione delle retribuzioni ai dipendenti e il calendario dei successivi incontri. Per colpe non sue, oggi Acquereggine si trova costretta a non poter rispettare tutto ciò, visto che le promesse fatte dal Sindaco sono state completamente disattese.
Oggi la società versa in uno stato non più sopportabile. Oltre alla principale problematica del mancato pagamento delle maestranze, nonché la non sostenibilità dei contributi previdenziali, sussiste il rischio che presso le Banche alle quali Acquereggine appoggia rimangano insolute spese quali quelle telefoniche, la benzina per gli spostamenti, canoni leasing, ecc. .E’ palese, quindi, che in tale stato di cose i rapporti con gli Istituti di credito rischiano di incancrenirsi. Ovviamente l’indebitamento massiccio della società non permette più alcun spiraglio di sopravvivenza se gli accordi presi, e sui quali le Banche avevano riposto la loro fiducia, non saranno ancora rispettati.
A ciò si aggiungono anche difficoltà operative, che rischiano di condurre l’azienda al collasso. Sulla base del piano di rientro e anche alla luce di quanto annunciato dal Comune di Reggio Calabria, si era iniziata una programmazione aziendale che avrebbe consentito alla nostra società di uscire dallo stato di crisi in cui si è venuta a trovare. Purtroppo così non è stato e, quindi, persistendo l’insolvenza di Palazzo San Giorgio, Acquereggine potrebbe non garantire una puntuale gestione dei servizi, non rispondendo di eventuali inconvenienti igienico-sanitari che potrebbero verificarsi. Questo, anche perché siamo stati destinatari di missive da parte di fornitori, che lamentano il mancato pagamento per lavori eseguiti.
Senza un’assunzione di responsabilità da parte del Comune, gli sforzi finora profusi da Acquereggine rischiano di essere vanificati e la società potrebbe non sopportare più tale stato di cose. E’ nostra volontà poter lavorare senza continue emergenze, garantendo alla collettività, attraverso una seria programmazione, risposte in termini di efficienza e concretezza.
Ecco perché ci troviamo ad esprimere il disagio e rammarico che oggi viviamo, impossibilitati a dare risposte concrete ai lavoratori e alle loro famiglie e costretti ad annullare la programmazione del sistema azienda. E’ assurdo dover agire con misure coattive nei confronti del Comune per ottenere il giusto corrispettivo per l’espletamento di un servizio pubblico; un’eventualità lontana dal nostro modello di politica aziendale, alla quale, nonostante le note difficoltà finanziarie, auspichiamo di non dover mai ricorrere.
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