Reggio Calabria, 1908 ore 05.20: terremoto

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1908 ore 05.20 Terremoto

uno spettacolo teatrale di Officine Joniche Arti tratto da Frammenti Tellurici di Domenico Loddo 29 dicembre 2009 ore 21

Teatro “Politeama Siracusa”

Reggio Calabria

Come afferma Giorgio Boatti nel suo scritto La terra trema, i cicli storici scanditi da eventi disastrosi naturali o umani sembrano susseguirsi ininterrottamente nel nostro paese: «… ogni generazione ha la sua catastrofe civile da ricordare e anzi spesso più d’una, a volte d’origine naturale e a volte umana, il copione sembra essere lo stesso: evento tragico; prime ricostruzioni giornalistiche, concitate e a forti tinte; interviste ai superstiti; il cordoglio della nazione; le autorità dello stato partecipano sul luogo dell’evento; polemiche sulla tempestività dei soccorsi e sulla loro efficienza; i parenti delle vittime accusano, funerali solenni; ancora polemiche, finché i riflettori dei mass-media si spengono».

Riaccendere quei riflettori attraverso l’arte della rappresentazione non è sicuramente facile, soprattutto quando ci si deve riappropriare di un difficile capitolo della propria memoria storica.

La compagnia teatrale reggina Officine Joniche Arti sceglie di cimentarsi con il racconto della tragedia che sconvolse lo stretto di Messina 100 anni fa e porta sulle scene “Terremoto 1908 ore 5,20”, tratto dal testo Frammenti Tellurici di Domenico Loddo, pubblicato da Città del Sole Edizioni.

Dopo aver debuttato lo scorso anno in occasione del centenario del sisma, la rappresentazione approda finalmente nella città di Reggio, che è la sua naturale location, per un appuntamento serale fortemente atteso e che si terrà il prossimo 29 dicembre alle ore 21 presso il Teatro Politeama “Siracusa”.

Lo spettacolo si avvale della regia di Americo Melchionda e dell’interpretazione di Maria Milasi, Alessio Praticò, Cristina Mravcova e dello stesso Melchionda. La drammaturgia è stata curata da Maria Milasi e Domenico Loddo, i costumi di scena sono di Maria Concetta Riso e il disegnatore di luci è Guillermo Laurin Salazar. Uno staff calabrese, ma anche internazionale, che ha ottenuto nelle precedenti esibizioni un riscontro molto positivo di critica e di pubblico.

Rispondendo anche ad un’esigenza intrinseca al testo Frammenti Tellurici, il lavoro teatrale sceglie di procedere secondo sovrapposizioni: immagini, parole, ricerche sonore si compongono in una narrazione che non è unitaria, ma va avanti tramite repentine successioni di quadri, in un ritmo sincopato che immerge lo spettatore nella drammaticità degli eventi narrati. I video, ricostruiti in forma documentaristica e fotografica, si sovrappongono agli attori che in scena diventano, di volta in volta, attori-narratori e attori-interpreti.

I personaggi reali e inventati, i fatti veri e quelli solo immaginati si rincorrono a comporre la scena di una immane tragedia, raccontando coloro che non sono più e i luoghi che non sarebbero stati più uguali a prima.

Il regista Americo Melchionda commenta così il suo incontro con il testo di Loddo e la scelta di rappresentarlo: «Mi ha colpito lo stile lapidario delle ricostruzioni storiche, l’incisione delle descrizioni, il rigore delle fonti, l’irruenza e il susseguirsi di personaggi e microstorie, la scissione di ogni raccordo spazio-temporale, i passaggi repentini tra cronache, episodi, riflessioni, vite, la libertà di una scrittura che non bada a legami di logica drammaturgica e canoni di scena, perché nell’impossibilità di trovare l’unità di una storia con il suo usuale climax, le storie che corrono in questa storia avanzano in tante, e tanti sono i picchi e le ricadute Dunque una storia parcellizzata per riuscire a raggiungere una sintesi, la sintesi di un dolore collettivo».

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, E' giornalista pubblicista dal 2008. Vive in Irlanda da circa 10 anni come Digital Marketing Manager, ma porta avanti il giornale con l'aiuto di vari collaboratori che hanno sposato il progetto di Ntacalabria.

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