Reggina – Cesena 1-2

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La remontada non si ripete. Nelle ultime uscite, la Reggina ci aveva abituato a formidabili e insperati recuperi nel secondo tempo che avevano comportato tre pareggi. Stavolta è accaduto il contrario. In vantaggio all’undicesimo minuto del primo tempo, nel giro di tre minuti si ritrova con due gol al passivo. L’assedio al fortino cesenate, per quasi un’intera partita, non è bastato per raddrizzare l’incontro. Dieci uomini dietro la linea della palla, e altrettanti, quelli amaranto, al disperato tentativo di recuperare l’irrecuperabile. La Reggina si è trovata ad inseguire il risultato utile in modo forsennato e purtroppo anche confusionario, senza raggiungere i frutti sperati.

Per il delicato match, lo squalificato trainer Dionigi sostituisce il portiere titolare, incerto nelle recenti partite, con Facchin, che è altrettanto sfortunato negli unici tiri in porta dei romagnoli. La qualità tattica è compensata dallo sgusciante Sarno, che si sistema dietro le punte Comi e Di Michele. Il vantaggio della reggina arriva da una punizione pennellata dal fantasista campano al centro dell’area, con Comi che appoggia la palla di testa nell’angolo della porta difesa dall’ex Campagnolo. Dopo qualche minuto tocca al Cesena usufruire di una punizione. Se ne occupa Djokovic che sfodera un tiro maligno, con la palla che tocca il terreno quel tanto che basta per ingannare il portiere amaranto, superandolo beffardamente. Trascorrono un paio di minuti, e sugli sviluppi di un calcio d’angolo, la palla capita nuovamente sui piedi di Djokovic, che stavolta su un suo cross trova la complicità di Rizzato, che fa assumere alla palla una strana parabola ascensionale che condanna l’incolpevole Facchin. Gli amaranto non si scoraggiano, grazie alla loro determinazione e forza di carattere insistono, soprattutto con Sarno, ma la musica non cambia. Inoltre sulla loro strada incontrano la serata di grazia dell’ex portiere amaranto Campagnolo che si esalta in diversi salvataggi, riservando ai suoi ex tifosi altri dispiaceri. Nella ripresa si assiste al forcing di una sola squadra. Entrano forze fresche come Barillà per l’affaticato Colucci, e l’uomo della provvidenza Gerardi per Di Michele. Cambiano gli uomini, ma purtroppo non cambiano i numeri sul tabellone. Restano all’orizzonte altre undici battaglie da affrontare, con il fiato sul collo di altri nemici. Non ci sono altre soluzioni e altre alchimie, bisogna solo continuare a lottare e sperare.

Angelo P.

 

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Author: giovanni.mangiola

autore e collaboratore di ntacalabria.it

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