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Che nel 2012, in una regione a bassissima densità come la Calabria munita già di due impianti di incenerimento, con 15 anni di commissariamento alle spalle e quasi due miliardi di euro spesi, si possa ancora parlare di nuovi inceneritori è davvero ridicolo.
Purtroppo la situazione è invece drammatica, in quanto le istituzioni continuano a rispondere ad interessi specifici di ‘ndrangheta e multinazionali e non agli interessi della collettività. Non si tratta di un’accusa, ma di un dato di fatto sottolineato dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Calabria.
Del resto l’incenerimento è una proposta medioevale per gli RSU, avanzata da chi, evidentemente, nonostante riscuota migliaia di euro mensili di soldi dei calabresi per risolvere il problema dei rifiuti, non ci capisce nulla o quasi, ed è chiamato a tutelare gli interessi dei possessori delle discariche, degli inceneritori e della cricca dei trasporti.
Gli inceneritori, anche i più moderni, non solo non risolvono il problema inquinando con tonnellate di sostanze tossiche l’anno, ma impediscono l’imposizione della raccolta differenziata, del riciclo e del riutilizzo, foraggiando il folle ciclo dei rifiuti messo su in Calabria in questi decenni.
Inoltre che questa proposta venga da un ennesimo commissario, dopo che l’ufficio per l’emergenza ambientale abbia soltanto speso denaro e mai ha corrisposto al suo scopo, che era semplicemente quello di avviare la raccolta differenziata, rende la faccenda ancor più vergognosa.
I cittadini non permetteranno, così come non lo hanno fatto già qualche anno fa, la costruzione di un’altra inutile fabbrica di veleni sul nostro territorio.
Al Commissario Speranza proponiamo la medesima soluzione suggerita al suo predecessore: faccia un passo verso la risoluzione del problema dei rifiuti in Calabria, si dimetta.
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