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Mercoledì 6 marzo si consumerà l’ultimo atto di una storia divenuta ormai tragicomica: il Comitato Portuale dovrà decidere sulla concessione per la realizzazione del rigassificatore all’interno del porto di Gioia Tauro.
Un’opera che, come ben ricordano i comitati e le associazioni che hanno annunciato per l’occasione un presidio davanti l’Autorità portuale, continua il suo iter nonostante la contrarietà di enti locali come il Comune di Gioia Tauro e dello stesso Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Un progetto spacciato come necessario per affrontare una fantomatica emergenza gas, portatore di occupazione e sviluppo, ma che in realtà è utile solamente alle lobbies che ci stanno dietro, che potranno esportare il gas trattato nel resto d’Europa, lasciando poco dal punto di vista economico nel territorio ma tantissimo per quel che riguarda i rischi per la salute e per l’ambiente.
Non sono solamente i pericoli legati allo sversamento in mare di acqua fredda e arricchita di candeggina a preoccupare: il rigassificatore a Gioia Tauro sarebbe una spada di Damocle pendente sulla testa di tantissimi calabresi. Questi impianti, catalogati infatti come “a rischio di incidente rilevante”, in caso di una malaugurata fuga di gas, provocherebbero una esplosione che raserebbe al suolo un’area del raggio di 55km, coinvolgendo persino città distanti come Reggio Calabria e Vibo Valentia. È un rischio che chi vorrebbe realizzare l’impianto considera “altamente improbabile”, ma questa alta improbabilità non significa di certo che sia un evento impossibile, soprattutto in un’area assai sismica: è una scommessa che per qualche spicciolo e una manciata di posti di lavoro non abbiamo alcuna intenzione di azzardare.
I membri del Comitato portuale, negando questa concessione, hanno ancora la possibilità di scongiurare l’ennesima opera colonizzatrice e salvaguardare la possibilità di costruire un futuro migliore per questi territori: su di loro oggi grava questa pesante responsabilità, ed è a loro che facciamo appello affinché votino pensando al reale benessere della nostra Calabria.
Noi il 6 marzo presidieremo l’Autorità portuale insieme ai comitati locali per dire NO a un’opera inutile e pericolosa, e saremo al loro fianco anche dopo, nella sciagurata ipotesi di un’approvazione della concessione, per contrastare in tutti i modi e in tutte le sedi la realizzazione di questo mega-bombolone. La Calabria ha già dato tanto al “Sistema Italia”, esportando non solo da decenni gran parte dell’energia prodotta, ma anche il 16% del fabbisogno nazionale di metano viene da tempo estratto a Crotone: quanto lavoro, quanta ricchezza, quanto sviluppo ha portato tutto ciò, e quanto inquinamento, danni alla salute, sottrazione di risorse e territorio? Cosa dobbiamo ancora aspettare per dire BASTA?
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