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Di seguito le parole di Giuseppe Raffa a seguito del Consiglio metropolitano:
“La violenta campagna di comunicazione avviata contro di me, con l’esposizione della mia persona alla gogna politica e mediatica nella prima seduta del consiglio metropolitano, è un inaccettabile e volgare tentativo di intimidazione politica. Due anni dopo il primo tentativo fatto in questa direzione, vogliono nuovamente costringermi alle dimissioni, esercitando forti pressioni, per colmare le gravissime lacune della legge Delrio.
A tal proposito è clamorosa l’ammissione freudiana fatta ieri in aula dai consiglieri Castorina e Mauro che hanno parlato di “assurdo giuridico abominevole”. Queste critiche farebbero bene a rivolgerle all’incompetente estensore della legge Delrio e non certo a me.
La Città metropolitana non può funzionare a causa del disastroso impianto normativo della legge 56 ma si cerca di scaricare su di me la responsabilità, con un killeraggio politico indegno di chi è chiamato a rappresentare le istituzioni.
Io rispetto una legge dello Stato, approvata dal Parlamento e promulgata dal Presidente della Repubblica, e non do peso alle basse insinuazioni di ieri.
Se quanto riportano gli organi d’informazione risponde al vero, e non ho motivo di credere il contrario, addirittura Falcomatà ha usato espressioni come “misurare la febbre al morto” con una caduta di stile, una volgarità di linguaggio e una prevaricazione che stridono fortemente con solennità di quell’aula.
Un atteggiamento indegno da parte di chi rappresenta anche la mia città.
Tale contegno è inqualificabile dal punto di vista istituzionale. È stato davvero il modo più basso e squallido di scrivere la prima pagina della storia della Città metropolitana, in linea con lo scadimento delle argomentazioni, la trivialità e l’inadeguatezza politica di chi si è fatto incoronare in pieno agosto dai propri amici, in una farsa chiamata elezione di secondo livello.
Un consiglio in cui il minuto di silenzio fatto per commemorare le vittime del terremoto che ha interessato il centro Italia, fa a pugni con i pochi secondi in cui il sindaco Falcomatà ha dato il peggio di se, momenti in cui si coglie l’ipocrisia e l’inadeguatezza di chi presume di rappresentare un territorio.
Respingo al mittente questa vera e propria intimidazione politica che ha lo scopo di accentrare tutto nelle mani di una sola persona, tentando di mandare via una giunta collegiale, espressione di democrazia, che continua a operare a titolo gratuito, per sostituirla con un commissario che oltre ad avere dei costi impiegherebbe mesi prima di capire come muoversi.
Questo svela l’imbroglio, non c’è nessuna volontà di accelerare nulla, anche perché ci vorranno mesi prima del varo dello Statuto.
Piuttosto che usare toni minacciosi contro di me, Falcomatà farebbe meglio a chiedere una modifica della legge Delrio e a mettersi al lavoro sullo Statuto senza gettare fumo negli occhi e senza mistificare la realtà. Sta ereditando un ente in salute, ricco, ben amministrato. Pensi a come non dilapidare questo patrimonio.
A queste forme di arroganza io rispondo “no”. La prevaricazione e l’intimidazione politica non prevarranno sull’applicazione della legge”.
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