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di Fortunato Mangiola
P. Manti ha pubblicato a distanza di quattro anni una “nuova edizione rielaborata e integrata” del suo volume su San Lorenzo, per i tipi di Città del sole edizioni, Reggio Cal. luglio 2011.
Rispetto al precedente volume, l’attuale è stato arricchito dall’autore dei seguenti cinque capitoli: 1)Dall’avvento dei Borboni al’Impresa dei Mille, 2) Dallo sbarco dei “Pionieri” ai bivacchi d’Aspromonte, 3) dai bivacchi d’Aspromonte al proclama di S. Lorenzo, 4) La chiesa madre e la storia religiosa di S. Lorenzo, 5) il Comune, dalla sua costituzione. In appendice arricchiscono l’opera l’Orazione laurentina e una Breve antologia poetica.
L’impostazione rimane quasi eguale nelle linee generali, con l’aggiunta di alcune precisazioni, aggiornamenti e aperture sul territorio circostante. Di seguito qualche nota, per dare l’idea della ricchezza dei contenuti e della lettura piacevole.
Rammenta il periodo dell’Inquisizione con i numerosi eretici “bruggiati” vivi nella piazza principale di San Lorenzo, due dei quali nel 1541 e nel 1562 ben undici, di cui sette frati cappuccini. Il Manti cita il sottoscritto come autore di uno studio specifico, pubblicato sul N. 128 di Calabria Sconosciuta, ma anticipato a lui con una e-mail, seguita da una “lunga, piacevole e fruttuosa conversazione telefonica ai primi del 2011”.
Con l’inserimento di alcuni capitoli ha voluto evidenziare il contributo del paese laurentino alla lotta per l’Indipendenza durante le guerre risorgimentali. San Lorenzo rivendica il merito di aver accolto l’avamposto dei 200 garibaldini, sbarcato a Cannitello e rifugiatosi sull’Aspromonte. Nel momento di maggiore scoramento l’intervento provvidenziale del giovane Sindaco di S. Lorenzo, Bruno Rossi, diede una svolta positiva alla situazione di stallo,offrendo ospitalità al gruppo proprio sul “colle a pan di zucchero”.
Grandissimo rimane poi il merito del Sindaco Rossi e dei Decurioni per aver proclamato, primo Comune del continente, la “Decadenza del Borbone e la Dittatura di Garibaldi”. Era il 18 agosto 1860. Subito dopo Garibaldi sbarcò nella vicina spiaggia di Rùmbolo di Melito P. S., dando l’avvio alla marcia trionfale che si sarebbe conclusa con l’offerta del Regno a Vittorio Emanuele nell’incontro di Teano. Tanto è dovuto soprattutto in questo 2011, ricorrendo il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Per i fatti sopra accennati San Lorenzo meriterebbe una medaglia al valore? Questo è l’auspicio di P. Manti, manifestato al Presidente della Repubblica con l’invio della prima copia del libro.
Si sofferma parecchio sul periodo storico della 2ª Guerra Mondiale, visto dalla sua angolatura, ricordando “gli stenti, le fughe, le paure, la fame, le notti insonni, l’ansia e i giorni interminabili alla ricerca di qualcosa da mangiare; soprattutto i mitragliamenti e i bombardamenti. Quelli di Reggio e di Messina, certo; nottetempo sul paese, che fu mancato dalle bombe; quello tragico di Bova (S.) del 2 settembre 1943, seguito dalla zona del “Castello (di San Lorenzo), stando sotto un pergolato”, rimandando nei particolari allo scritto specifico di Vincenzo Sicigliano.
Interessante la parte del libro che fa memoria di Valletuccio, che “risulta essere la cornice naturale, geografica e storica, entro cui si sono svolte le vicende di San Lorenzo e i paesi circostanti che, in simbiosi, hanno pure condiviso le memorie che la connotano attraverso il Tuccio,… nonché i toponimi, i cognomi, l’epopea basiliana, che racchiudono la storia di una Terra con trascorsi risalenti alle splendide civiltà della magna Grecia”.
Come anticipato il volume è stato arricchito dal Manti con l’inserimento del poemetto intitolato “Orazione laurentina”, formato da 102 sestine di endecasillabi e pubblicato nel lontano 1996. Lo spunto è venuto all’autore dall’interruzione di un rito religioso secolare, cioè della processione della venerata Icona della Madonna della Cappella, che si svolgeva il 12 agosto e si snodava da San Lorenzo al Santuario, detto appunto della Cappella, lungo un percorso di circa cinque kilometri.
Il Manti denuncia l’azione inaudita con rammarico misto a indignazione. Memoria, pietà, religiosità, tradizione, culto, affetto, sacrificio cercato e dolce stanchezza sono stati cancellati come con un colpo di spugna. L’interruzione ha fatto male al cuore dei sinceri e devoti sanlorenzesi, dei quali l’autore si è fatto interprete con parole e versi che toccano nel profondo. Il dissidio, per fortuna, a distanza di tempo è stato sanato e proprio il 12 agosto, nel mentre scrivevo queste note, la Venerata Effigie salutava San Lorenzo per fare rientro nella chiesa a lei dedicata.
Un cenno ora alla “Breve antologia poetica”, che chiude la 2ª edizione del libro. Quando l’amico Pasquale mi ha donato il bel volume, nel mentre lo ringraziavo, mi ha sollecitato con un sorriso di compiacimento a incominciare a sfogliarlo dalla fine. Vedere inseriti ben 25 componimenti mi ha dato una piacevole e gradita sorpresa. Gli ho manifestato la mia sincera ammirazione e gli ho fatto i complimenti, perché aveva accolto quanto sollecitato nella prefazione, che avevo avuto l’onore di scrivere per la prima edizione e di cui mi ha voluto omaggiare, inserendola anche nella presente pubblicazione.
Avevo scritto allora che, avendo letto e riletto alcune sue poesie, mi era sorto il desiderio di saperne di più del Manti poeta. Mi appellavo alla sua sensibilità, affinché facesse seguire a ruota la pubblicazione di un’antologia della sua produzione poetica. Noto con gaudio che sono stato preso in parola, anche perché adesso sarà letta e apprezzata da un vasto pubblico. Sono 25 componimenti che si gustano e rinfrancano lo spirito. In altra occasione un’analisi specifica.
Qui, solo un accenno alla poesia “Ora”, scritta a Cantù il 28 dicembre 2010. Toccanti i versi seguenti: “Ora… / ho nostalgia di tutto il mio passato;… / del paese che ho sempre amato;… / mentre riaccarezzo col pensiero / i tanti miei ricordi, ogni sentiero/ e, ora, un ermo tumulo silente,… / entro cui, ormai da ottobre, posa, / la nobile ed affabile mia sposa, / la dolce mia compagna d’una vita, / con cui una parabola è finita / la trama d’una storia già vissuta / e ora anche smarrita, anzi perduta / nei giorni d’un silenzio senza sole, / che ad empirlo non ci son parole”. Profondo traspare l’affetto verso la carissima Franca, che ha lasciato in tutti gli amici un gran vuoto, incolmabile per Pasquale. Ambedue condividevano l’attaccamento verso il natìo borgo laurentino, del quale il libro è una vera testimonianza.
Vorrei chiudere queste osservazioni, esternando un secondo tributo d‘affetto ad un caro nostro amico ultimamente scomparso, di cui nel libro alle pp. 168- 169. Con la memoria dobbiamo riportarci al periodo fascista. P. I., diciottenne, nel 1942 frequentava l’ultima classe dell’Istituto magistrale a Reggio. Nel corso di un’interrogazione sul Risorgimento, tra lo stupore generale, esclamò: “Quando passo davanti al monumento di Garibaldi ho voglia di gridare viva Garibaldi e le sue camicie rosse, abbasso Mussolini e le sue camicie nere” . Conseguenza immediata l’espulsione dalle scuole del Regno per vilipendio al Duce. Da partigiano, per lottare contro il nazismo, non si unì agli angloamericani, ma andò in Jugoslavia, “per non combattere contro altri italiani”.
Osservazione utopica: se gli altri partigiani avessero seguito il suo esempio, forse l’Italia si sarebbe potuta risparmiare la tragedia della guerra civile.
Molte altre cose si dovrebbero e si potrebbero esternare; solo qualche cenno agrodolce. Nella prossima edizione, se mi posso permettere, sarebbe opportuno riportare il virgolettato del discorso diretto in carattere corsivo, aggiungere l’indice dei nomi ed elencare i titoli delle poesie nell’indice generale.
Le poesie insieme alle ricostruzioni storiche ci dicono che l’autore è conoscitore profondo della sua terra: essa è nei suoi occhi, nella sua esperienza, nella sua memoria, nella sua scrittura. Per questo non è troppo insignirlo del titolo di “cantore di San Lorenzo”.
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