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Sulle emergenze del momento, i sindaci non vanno lasciati soli. L’Amministrazione Provinciale, infatti, ha deciso di schiararsi al fianco dei primi cittadini di quei comuni reggini che, in questo particolare momento della storia del Paese e della Calabria, sono impegnati ad affrontare le gravi situazioni ambientale e socio – economica – occupazionale, nonché l’eventualità che alcuni vecchi municipi scompaiano per effetto della nuova manovra finanziaria.
Quest’ultimo aspetto, che è al centro del dibattito politico degli abitanti di migliaia di piccoli comuni italiani, non può essere affrontato a cuor leggero, quasi con rassegnazione, come se le secolari identità di queste realtà amministrative, legate a millenarie tradizioni, a importanti valori e a modelli storico – politici di democrazia partecipata, venissero cancellati con un colpo di spugna.
Il risanamento del Paese è importante, ma non ai danni di quelle piccole realtà che, con la loro storia, i loro sacrifici, sono stati importanti artefici dei momenti più espressivi della vita italiana. Il Mezzogiorno ha già pagato un prezzo altissimo all’Unità d’Italia, alla difesa della Patria, all’industrializzazione, al boom economico, alle politiche clientelari.
Non vorremmo che, ancora una volta, a pagare fossero quelle piccole realtà che hanno subito l’onta dello spopolamento selvaggio, spesso legato a fallimentari politiche di sviluppo dei territori che sono state la principale causa della desertificazione demografica. A fronte della necessità di risanare i conti pubblici, progetto non più rinviabile, non si può non tenere conto dell’identità di certi territori, della storia della municipalità e di piccole comunità che non costituiscono certo uno spreco, ma che, viceversa, contribuiscono ad arricchire, in termini di partecipazione democratica, la vita delle nostre comunità. Ritengo importante tenere bene in vista l’esigenza dei “valori democratici”.
E su questo credo che abbia ragione il prof. Sergio Romano, come egli ha recentemente evidenziato dalle colonne del Corriere della Sera. Una manovra finanziaria, dunque, che non sia sganciata dai valori democratici di cui, a mio parere, i comuni sono espressione.
Guardando da vicino alla Calabria, non posso non rilevare che sarebbero ben altre le iniziative da assumere, non solo per un risparmio economico ma anche per eliminare i privilegi di chi agisce in mone del potere e della clientela, soprattutto perché lontano dalla percezione e dai bisogni dei cittadini. Questo è il momento di mettere al bando demagogia e divisioni.
Assieme ai tanti comuni reggini e calabresi destinati a scomparire, la nostra regione è al centro del dibattito sulla cancellazione delle province di Crotone e Vibo Valentia. Su quest’ultimo ente, poi, s’ipotizza l’annessione del territorio di Rosarno, oggi importante centro della Provincia di Reggio, di cui mi pregio di essere presidente. Rosarno è una realtà da tutelare anche perché, assieme a San Ferdinando e Gioia Tauro, s’inserisce a pieno titolo nella “città del porto”: infrastruttura che rientra in importanti progetti dell’Amministrazione provinciale reggina.
L’eventuale ampliamento della provincia di Vibo dovrebbe riguardare realtà omogenee: sia dal punto di vista territoriale e sociale che da quello storico – culturale. Ai sindaci del reggino, ai quali confermo la mia disponibilità e quella dell’Ente che presiedo, pur nel rispetto delle singole identità, suggerisco un’approfondita ricognizione dei propri territori per pervenire alla razionalizzazione dei servizi, attraverso la forma consortile, magari ampliando le esperienze già in atto. La Provincia di Reggio non si tirerà indietro nella ricerca condivisa di sinergie per valorizzare il territorio, per ricercare opportunità di sviluppo e contribuire a tenere vive le tradizioni.
Con i sindaci della Locride, alle prese con il problema dei rifiuti, come anticipato in un recente passato, m’impegno, con il supporto e il coordinamento della Regione, a sostenere un progetto di raccolta differenziata: unica alternativa alla costruzione di nuove discariche. L’importante è fare rete, creare un sistema territoriale, non lasciando soli quanti, quotidianamente, pagano lo scotto di errori di un passato politico che tutti vorremmo cancellare.
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