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Si è tenuta ieri l’udienza per il processo di Sara Sarti, la bambina tragicamente deceduta il 24 agosto 2009. Il caso è stato seguito dall’Associazione Codici fin dall’anno 2011. La storia è nota a molti, perché ha colpito la drammaticità di una morte in così giovane età: la bambina aveva accusato febbre, vomito e dolori addominali, per questo era stata sottoposta a visita medica.
Il medico di turno aveva però consigliato una terapia sintomatica da effettuare a domicilio. Il giorno successivo la bambina è stata trovata “in stato di ipertono generalizzato, con cianosi e grave compromissione dello stato generale”. Per questo la piccola era stata portata immediatamente al Pronto Soccorso, ma mentre inizialmente era vigile, successivamente perdeva conoscenza, per arrivare, in seguito, alla morte.
“Oggi si è tenuta l’udienza per uno dei casi che più hanno sconvolto l’opinione pubblica negli ultimi anni, cioè la morte della piccola Sara Sarti: è stato decretata l’assoluzione della pediatra, perché il fatto non sussiste – commenta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale Codici – Rispettiamo la sentenza, ma aspettiamo le motivazioni per valutare l’eventualità di un appello”.
Il processo odierno ha evidenziato delle gravissime negligenze organizzative da parte degli operatori sanitari. Purtroppo tutto ciò non sorprende, perché oggi si è quasi abituati ad un sistema che funziona male e non garantisce il servizio dovuto ai cittadini.
La Calabria è l’esempio di una sanità che non funziona o che funziona male, che costringe centinaia di persone ad emigrare verso il Nord in cerca di strutture adeguate per essere curati. Come dar loro torto? Per costruire il Pronto Soccorso di Cosenza ci sono voluti 12 anni e più di 8 milioni di euro. L’Associazione è al fianco dei cittadini nella battaglia contro la malasanità, gli sprechi, le inefficienze con una campagna, “Indignamoci!”, che vede la partecipazione attiva di centinaia e centinaia di cittadini, molte vittime o familiari di pazienti vittime della malasanità.
“Il diritto alla salute è diventato quasi un optional – prosegue Ivano Giacomelli – Altri interessi muovono il sistema, spesso di natura economica e politica. A tutto questo noi diciamo “basta”, con l’istituzione di 100 punti d’ascolto in tutta Italia”.
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