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di Francesco Iriti
“Un viaggio compiuto a volo di un uccello sull’universo femminile in rapporto di opposizione di condivisione al crimine organizzato di mafia” Si può racchiudere in questa frase il libro “Le lunghe notti di Medea in Calabria” scritto dalla professoressa Caterina Capponi e presentato nella giornata di ieri presso la Sala dei convegni di Via del Fortino.
Un saggio che ripercorre il vissuto emotivo della donna a stretto contatto con un fenomeno dilagante quale quello della mafia. Molte le autorità presenti e le scolaresche che hanno assistito attoniti e meravigliati di fronte ai vari interventi che hanno posto l’accento sulla figura di tali donne e che sono stati moderati dal giornalista Giuseppe Toscano. Il libro presenta, in particolar modo, due icone femminili lungo il quale si svolge l’intera opera edita da Luigi Pellegrini Editore per la Collana il filo di Arianna. Da un lato troviamo l’amore e la saggezza rappresentati da Maria, il bene assoluto. Dall’altro la perfidia e la scaltrezza di Medea, il male supremo. Non del tutto d’accordo sul ruolo delle donne nella mafia il sindaco di Melito Giuseppe Iaria che ha citato molti tratti femminili che si sono contraddistinti durante la loro vita mentre l’assessore alla cultura Concetta Sinicropi ha messo l’accento su una possibile “terza via che riguarda le donne capaci di creare un contesto nuovo e rivoluzionario”. Il prof. Vincenzo Mandalari, preside del Liceo Classico “G.Familiari”, ha fatto iun excursus sulla figura della donna dagli anni 70 fino ad oggi. Molta intensa anche la disamina effettuata dal dottor Placido Curro, in rappresentanza del prof. Mario Centorinno, ordinario di Politica Economica presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Messina, che ha parlato “non di una viaggio, ma di due percorsi distinti e separati durante i quali le donne sanguinano non soltanto dal punto di vista pratico, ma anche spirituale”. Lungo e commovente il discorso del prof. Saverio Di Bella, ordinario di Storia Moderna, il vero “maestro” dell’autrice Capponi che ha carpito l’attenzione di tutti i presenti e che ha definito la mafia come “l’acqua frutto di incontro di idrogeno ed ossigeno. La mafia esiste quando uno spezzone di classe dirigente (mandanti) si allea con uno spezzone di classe operaia (gli esecutori).” All’incontro era assente Don Giuseppe Strangio, parroco di San Luca e rettore del santuario di Polsi a causa di problemi di salute.
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