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Il “Dulcis in fundo” del 2012 si è chiuso all’Itria con una serata all’insegna della cultura e della musica. Ad un numeroso gruppo di parrocchiani e amici,nel salone della Parrocchia Santa Maria Odigitria, è stato presentatoil volume “D. L. Raschellà. Storia di un intellettuale cattolico calabrese del ‘900”, l’opera di Fortunato Mangiola, pubblicata dall’editore Falzea.
Don Pasqualino Catanese, dando il benvenuto ai partecipanti, ha chiarito essere soddisfazione condivisa la odierna presentazione del libro sul Raschellà, perché scritto da nostro carissimo parrocchiano Fortunato Mangiola, autore anche del prezioso volume, intitolato “Storia della parrocchia Santa Maria Odigitria in Reggio Calabria”. Ha impreziosito il saluto iniziale con un particolare personale, che contiene insito il suo giudizio sull’opera; ha messo a conoscenza dei presenti, che il libro sul Raschellà è tra quelli poggiati sul suo comodino, leggendo qualche pagina del quale spesso la sera si dispone ad addormentarsi.
Il Diacono Santo Caserta, già Preside del Liceo Artistico “Mattia Preti”, ha esordito con l’affermazione di essersi visto riflesso nella figura del Raschellà, sia per gli ideali di vita cristiana condivisi, sia per la scelta professionale dell’impegno nel mondo della scuola. Significa al riguardo la bellissima pergamena, riprodotta a p. 36 del libro, datata il 15 aprile 1941, dove gli alunni del IV Geometra del Regio Istituto “Raffaele Piria”, tutti in posa per una bella foto di gruppo con al centro il Raschellà, manifestano la stima al loro Preside con espressioni toccanti e sincere. Prendendo spuntoda uno studio inedito del Raschellà, di cui alle p. 135 – 138, intitolato “Gerarchia e laicato nella Chiesa dei primi tre secoli”, il Caserta ha definito il Raschellà un precursore del coinvolgimento dei laici nella vita della Chiesa. Significativi al riguardo il documento conciliare “Apostolicam Actuositatem” e l’esortazione apostolica post-sinodale “Christifideles laici”, pubblicata nel 1988 dal Beato Giovanni Paolo II.
La Prof. ssa Rita Marino, docente del Liceo Scientifico “Leonardo da Vinci”, ha sviluppato argomenti più spiccatamente letterari, incentrati sia sulle opere edite sia sugli inediti, presenti nel libro nelle p. 111 – 161. Il “Saggio storico sul Monachismo Italo-Greco in Calabria” traccia la vicenda storica dei monaci basiliani presenti in Calabria dal IV secolo d.C. fino agli inizi del XIX secolo. “Calabria Sacra” delinea la storia religiosa calabrese dalle origini fino al 1600. Per gli inediti si rimanda ad altra occasione. Al Mangiola va il merito di averci fatto conoscere la figura e l’opera di un importante intellettuale calabrese. Illuminante il corollario di p. 154 “Badate bene che la Calabria non è solo negatività; con la sua dimensione sacra, essa ha dimostrato nel corso del tempo molta positività, che va messa in risalto a suo onore e per il bene dei suoi figli, che non si devono vergognare di dirsi calabresi o sentirsi costretti a nascondere le loro origini. La nostra Calabria è una seconda terra santa”.
Fortunato Mangiola, ringraziando i partecipanti, i relatori e le artiste, si è posto una sola domanda:“Perché Raschellà all’Itria?”La risposta è stata trovata nel capitolo intitolato “Significative dulie basiliane nell’Archidiocesi di Reggio-Bova” di p. 163 e la spiegazione nelle p. 164 – 165, dove si menziona espressamente l’Odigitria. La tradizione narra che la prima Icona dell’Odigitria, dipinta dall’evangelista Luca, trovata successivamente da una pia donna, sia stata spedita a Costantinopoli e collocata in un tempio detto degli Odeghi, cioè delle Guide. Donde il nome Odigitria, nel significato di “Conduttrice, Colei che indica la via”, da identificare col suo Figlio Gesù, “Via, Verità e Vita”. Un’ulteriore tradizione, e qui scatta il legame con gli studi del Raschellà, narra dello sbarco in Occidente della preziosa Reliquia nascosta dentro una cassa ad opera di due monaci basiliani, comunemente soprannominati “Calogeri”, per come si ammirano nelle due figure del gruppo ligneo della Theotokos Odigitria, venerata presso la Chiesa omonima.
I Maestri Nadia Vilasi (soprano), Daniela Vilasi (flauto) e Vincenza Mangiola (pianoforte), tra un intervento e l’altro, hanno arricchito la serata in un connubio artistico che ha armonizzato ricerca culturale e performance artistica, presentando un repertorio eterogeneo per epoca e tipologia. L’Andante KV 315 di W. A. Mozart,per flauto e pianoforte, ha catturato l’attenzione per la melodia serena ed elegante, l’intreccio di delicate quartine, i sonori trilli e i decisi arpeggi. Con Visione di Francesco P. Tosti, su testo di G. D’Annunzio, la voce della soprano, insieme alla melodia del piano e agli intarsi strumentali del flauto, havalorizzato le qualità poetico-culturali del brano. Il Domine Deus, tratto dal Gloria di Antonio Vivaldi ha omaggiato il cattolico Raschellà. Il canto popolare Santa Lucia, composto da Teodoro Cottrau nel 1848 e sapientemente rielaborato da W. Popp, ha avuto come protagonista l’ottavino, le cui note acute e squillanti hanno fatto riecheggiare per la sala la nota melodia napoletana. Con il Minuit Chrétiens di A. Ch. Adam, cantato con l’accompagnamento del pianoforte e del flauto, le artiste si sono licenziate, unendosi all’autore, per esternare agli astanti l’augurio di serene festività natalizie.
Fortunato Mangiola
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