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L’allarme lanciato in questi giorni relativo ad una graduale ma progressiva involuzione del porto di Gioia Tauro trova purtroppo conferma nelle voci che sembrano ormai attestare con certezza un addio di fatto di Maersk – che tra l’altro è ancora azionista del terminal – dallo scalo. A rafforzare questa tesi basta analizzare il dato relativo ai volumi in termini di contenitori movimentati a settimana: poche migliaia per Maersk contro ormai gli oltre 30.000 movimentati da MSC.
Addirittura, anche se ancora manca l’ufficialità, si parla sempre più insistentemente della chiusura degli uffici Maersk nel terminal già a partire dal prossimo luglio. Proprio Maersk nel corso dell’ultima riunione tenutasi presso la sede dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro a fine aprile, ha dichiarato chiaramente che, nonostante il taglio delle tasse di ancoraggio, manterrà su Gioia Turo solo pochi servizi e utilizzerà il porto come “polmone” in caso di congestionamento degli altri terminal che ormai ha scelto come riferimento nel Mediterraneo. A tal fine anche Malta si affaccia tra le possibilità vagliate da Maersk e se così sarà anche quel poco che ancora viene movimentato dallo scalo calabrese cambierà destinazione.
Ma quali sono le ripercussioni di tali decisioni e non soltanto in termini di immagine e di prestigio per il terminal ma anche e soprattutto di impatto sul territorio ?
Purtroppo in questi anni si è sempre e solo parlato del fattore della logistica nel Porto di Gioia Tauro come il grande assente senza riuscire a “vedere” che alcune agenzie marittime del territorio avevano già iniziato, seppur in embrione, in piccola scala, a fare della logistica una parte importante del proprio business.
Molto di più negli anni sino al 2008 quando Grand Alliance ancora scalava il porto di Gioia Tauro ma ancora oggi con Maersk che lascia “muovere” i contenitori in import che hanno come destinazione finali la Campania, la Sicilia e la Puglia da queste agenzie marittime – che oggi hanno tra l’altro collocato il proprio personale in contratto di solidarietà proprio per far fronte al “buco produttivo” lasciato dall’improvvisa dipartita di Grand Alliance. I contenitori diretti, dunque, in Campania, Sicilia e Puglia arrivano mediante nave madre a Gioia Tauro e non ripartono mediante nave feeder verso le destinazioni finali, ma tramite camion e treno raggiungono Catania, Palermo, Bari.
Affinché il contenitore possa uscire dal porto sono necessarie diverse operazioni a cominciare da quelle di natura doganale per finire a quelle di movimentazione sui mezzi che porteranno a destino la merce. Operazioni di logistica, dunque, che vengono gestite da tali agenzie che da qui a qualche mese, nel silenzio totale di tutti gli attori che contano, chiuderanno battenti per mancanza di commesse.
Se sarà Malta il nuovo punto di riferimento di Maersk alternativo a Gioia Tauro, quegli stessi contenitori non toccheranno più Gioia Tauro, ma da Malta tramite nave feeder raggiungeranno la Sicilia per esempio attraccando a Catania o a Palermo: davvero una beffa per il terminal calabrese. Se il ministro Tremonti, come ha dichiarato qualche giorno fa, sapesse davvero di cosa si sta parlando non si sarebbe lasciato andare a dichiarazioni superficiali e senza alcun senso sul Porto.
Quando parliamo di assenza di “visione complessiva” intendiamo proprio questo: l’incapacità di comprendere i processi e di potenziare quelli virtuosi che creano occupazione alternativa e complementare al sistema porto. Non è possibile parlare di settimana della logistica a Gioia Tauro, quando si assiste impotenti allo smantellamento di quello che già esiste e non si opera per creare alternative credibili o attrarre nello scalo nuovi clienti per sostituire il vuoto che inevitabilmente lascerà Maersk che contestualmente ucciderà la logistica in embrione nel porto di Gioia Tauro.
Per il futuro del porto, invitiamo., pertanto, tutti lavoratori, la politica, gli imprenditori ad essere presenti alla manifestazione del prossimo 20 maggio organizzata presso l’Autorità Portuale di Gioia Tauro in occasione del Comitato Portuale Straordinario, per dare un segnale deciso e unitario da parte del territorio che crede nel suo porto come unica occasione di sviluppo occupazionale.
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