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Risulta preoccupante il silenzio che regna rispetto alle affermazioni dei giorni scorsi rilasciate in Calabria dal ministro Matteoli secondo cui si sta lavorando a livello centrale insieme al gestore del porto di Gioia Tauro per riattivare la cassa integrazione guadagni nello scalo.
Silenzio che regna sovrano a tutti livelli. Neppure Berlusconi nel suo recente viaggio elettorale a Crotone ha citato una volta il porto di Gioia Tauro nonostante lo scalo gioiese rappresenti il punto di eccellenza della Calabria e che da solo realizzi oltre il 50% del PIL della Regione .
Se Cristo si è fermato a Eboli, Berlusconi si è fermato a Crotone – così afferma il Salvatore Morabito della segreteria nazionale del SUL – sbagliando probabilmente porto di approdo. Ma sul fronte dell’impegno su Gioia Tauro non è soltanto il governo che latita. Anche la Regione Calabria nonostante i proclami sull’APQ sembra non essere in grado di passare alla fase attuativa del programma e prova ne è il completo blocco dei lavori previsti dovuto, a quanto affermato dalla stessa Regione, a Rete Ferroviaria Italia che non ha ancora fornito il cronoprogramma delle attività.
Uno scarica barile che dura da 15 anni, poco importa il colore politico dei soggetti che sino ad ora hanno gestito la regione e il paese. Anche oggi, mentre le famiglie dei lavoratori del porto di Gioia Tauro si domandano quanto ci sia di vero nelle dichiarazioni del ministro, si assiste ad uno sterile balletto e a proclami di sviluppo sul porto che dureranno esattamente lo spazio della campagna elettorale per poi esaurirsi in un nulla di fatto.
Occorre passare dal Terminal di Gioia Tauro al Porto di Gioia Tauro – è quanto afferma Daniele Caratozzolo, segretario provinciale del SUL-Comparto Trasporti di Reggio Calabria e componente del Comitato Portuale di Gioia Tauro. Sino ad oggi nello scalo si è sviluppato soltanto il traffico contenitori. Occorre sviluppare il retroporto e questo è possibile farlo solo eliminando la burocrazia che ne condiziona il decollo e puntando su professionisti del settore che ben conoscono la logistica e le potenzialità dello scalo gioiese che è possibile trasformare in opportunità di lavoro.
A tal proposito – osserva Domenico Macrì, segretario dei portuali di Gioia Tauro anch’egli componente del Comitato Portuale gioiese – l’Autorità Portuale è stata alquanto assente nel proporre il porto di Gioia Tauro a livello internazionale. Dove sono le azioni di marketing territoriale che da anni l’Autorità doveva realizzare per rendere il porto visibile agli operatori del settore ?
In questi giorni a Monaco di Baviera si tiene il Transport Logistic, uno degli appuntamenti più importanti a livello mondiale dedicato al trasporto intermodale, dove partecipano gran parte dei porti italiani: Taranto, i porti liguri addirittura il porto di Messina. Ma dalle notizie in nostro possesso proprio il Porto Gioia Tauro manca ad una vetrina così importante dove sarebbe stato possibile proporre il porto al mondo. Noi crediamo fermamente che questo non sia il modo di lavorare per lo sviluppo del nostro scalo.
Per questi motivi e per il silenzio che regna anche a livello aziendale noi – afferma il segretario regionale del SUL Carmelo Cozza – abbiamo organizzato una manifestazione il prossimo 20 maggio presso la sede dell’Autorità Portuale di Gioia Tauro proprio in occasione del Comitato Portuale Straordinario convocato “per l’esame delle tematiche inerenti la situazione del porto di Gioia Tauro e della portualità calabrese e per l’individuazione degli elementi di criticità e delle soluzioni possibili”.
Crediamo e pensiamo che non sia possibile abbassare la guardia e chiediamo a tutti i soggetti interessati,Contship in testa, di fare definitivamente chiarezza sui futuri scenari che interessano migliaia di lavoratori e le loro famiglie.
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