Porto di Gioia Tauro: occorre necessariamente collegare il territorio al porto

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Gli ultimi dati sul traffico merci in Italia elaborati dal Sole 24 ore mostrano impietosamente un calo drastico dei volumi dei contenitori in transhipment nella nostra penisola mentre l’import-export di container negli scali di destinazione finale fanno segnare un complessivo +8,3 per cento.

Addirittura i porti del Nord Europa viaggiano a percentuali altissime,  Amburgo ad esempio registra un +14 per cento. Tale analisi è l’ennesima conferma  che ormai non è più possibile puntare esclusivamente sul transhipment – così esordisce Antonio Pronestì, segretario nazionale del SUL. L’evoluzione delle rotte, in relazione anche ai nuovi porti che sorgeranno a breve (per esempio Maersk in Turchia, a Vado, a Capodistria ), rischiano, anche a causa di una miope politica italiana sui porti di transhipment, di ridurre sempre di più i volumi di contenitori e non solo a Gioia Tauro.

Da questo si può dedurre soltanto una conclusione : occorre necessariamente collegare il territorio al porto. Lo sviluppo su scala internazionale dei terminal meridionali ed il loro grado di competitività rispetto a quelli dell’Europa Settentrionale deve assolutamente passare attraverso servizi ferroviari efficienti e funzionali – così continua Carmelo Cozza, segretario Regionale del SUL in Calabria. –  In particolare, la competizione con i terminal stranieri si può fare solo  in termini di transit  time accettabili, e quindi, con l’organizzazione efficace del trasporto all’uscita dei porti.

Proprio in quest’ottica era stato siglato l’accordo del 2004 tra Trenitalia Cargo e Contship Italia (Eurokai) che diede vita alla società Hannibal per il trasporto intermodale internazionale tra i porti del Mediterraneo e i mercati del Centro Europa. Gioia Tauro doveva garantire la possibilità di trasportare a mezzo ferrovia in meno di 72 ore dallo sbarco i contenitori provenienti dai porti asiatici (prevalentemente da Singapore) verso la Germania con un taglio di costi significativo.

Ancora una volta un progetto mai decollato anche per via dei noti problemi legati alla realizzazione del gateway  ferroviario e la realizzazione dell’alta capacità sulla rete. Sarebbe ora che Regione Calabria, Autorità Portuale e Ministero cominciassero a capire, proprio in relazione a quanto sottolineato, quali devono essere le priorità su Gioia Tauro cominciando dal taglio delle tasse di ancoraggio – punto in discussione proprio nel prossimo Comitato Portuale del 8 marzo p.v. –  per finire ad un sistema di potenziamento e “incentivazione” delle  modalità di trasporto su ferro dal porto verso il territorio. Soltanto mettendo in rete lo scalo sarà possibile andare grazie al transhipment, oltre il transhipment  e fuori dalla crisi. Lo stesso sviluppo del retroporto non può prescindere da questa ulteriore evoluzione dello scalo che deve aprire se stesso verso l’esterno.

Crediamo – conclude Pronestì – che se Terminal Investment Limited (TIL), la società terminalistica che fa capo al gruppo Aponte (Msc) ha deciso di investire a Gioia Tauro lo abbia fatto nell’ottica di aumentare i volumi dello scalo anche in virtù delle oggettive potenzialità  che qui esistono. Proprio per questo, è bene che ognuno faccia adesso la propria parte : l’APQ e gli investimenti promessi per la logistica e il retroporto non possono più attendere. Il ritardo accumulato negli anni può essere recuperato soltanto mettendo in campo quanto già stabilito nel protocollo stilato presso la Regione Calabria e nato dalle sollecitazioni dei nostri componenti in Comitato Portuale , Daniele Caratozzolo e Domenico Macrì, il novembre 23 novembre us.

Per  sollecitare la ripresa del percorso condiviso da tutti Caratozzolo e Macrì presenteranno ufficialmente al Comitato Portuale del prossimo 8 marzo un’integrazione all’ordine del giorno.

Gli impegni assunti non possono essere disattesi ed il rilancio del terminal passa assolutamente attraverso l’implementazione dell’intermodalità, della logistica e dello sviluppo del retroporto.  Basta con i proclami, è giunto il momento di passare ai fatti. Se noi calabresi non ci svegliamo saremo lasciati nel nostro “piacevole letargo”.  Non vorremmo riprendere la strada del conflitto, ma, visto il baratro verso cui stiamo andando, la pazienza sta per esaurirsi.

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Author: Cristina

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