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Un incontro fondamentale che è servito a comprendere che la Regione Calabria attraverso il suo vicepresidente Antonella Stasi sta tentando di operare una complessa operazione di marketing finalizzata ad attrarre operatori ed aziende a Gioia Tauro. In tale direzione sembra vada l’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico che attraverso Invitalia – società in house dello stesso ministero – dovrebbe attivare una sorta di “marketing territoriale” in grado di proporre il “prodotto porto” al sistema delle imprese non solo italiane.
Nulla ancora però è trapelato sulle modalità attuative di tale operazione e soprattutto in relazione a quelli che dovrebbero essere i meccanismi in grado di attrarre le aziende verso Gioia Tauro. Se davvero si vogliono concretamente creare le condizioni manifestate anche dalla Regione bisogna attuare meccanismi di incentivazione ben definiti appetibili, ma sottoposti a duri controlli per non rivivere le esperienze passate.
Al momento, però, ci troviamo nell’incertezza totale, con buoni propositi e senza alcuna certezza. Le criticità emergono, principalmente, dal rallentamento del APQ per il “Polo Logistico Intermodale di Gioia Tauro” dovute, a quanto asserito dai tecnici della Regione Calabria, al mancato avvio dei lavori previsti da parte di RFI che, in questo caso, riceve i finanziamenti e non deve intervenire con investimenti propri come nel caso di Trieste per citarne uno.
Nonostante che il protocollo d’intesa, firmato a settembre dello scorso anno anche da RFI, vincoli la stessa alla realizzazione delle opere previste, cominciando dal Gateway ferroviario, l’azienda risulta ferma omettendo anche di fornire il relativo cronoprogramma alla Regione Calabria e nulla sembra si possa fare per far rispettare gli impegni ad RFI.
Non vediamo, a questo punto, come si possa pensare di invogliare i 40 maggiori operatori della logistica che saranno presenti nello scalo nella prima settimana di Giugno, nell’ambito della manifestazione organizzata in sinergia dalla Regione e da Assologistica, a investire su Gioia Tauro quando – non solo non esiste alcuna rete che colleghi il porto al suo retro-porto – anche quei progetti già finanziati e cantierabili restano sulla carta. Inoltre, il fatto che il ministero sia il socio unico di RFI lascia spazio ad altre numerose e preoccupanti riflessioni.
Non è da escludere, infatti, che su Gioia Tauro RFI stia rallentando di proposito poiché i suoi interessi sono altrove; nel contempo, la stessa RFI, mantenendo la titolarità della realizzazione delle opere non permette ad altri operatori del settore di inserirsi. A questo punto se non si esce fuori da questa fase di stallo, l’idea di bandire una gara pubblica per la realizzazione delle opere e la per la loro successiva gestione ad altri enti, non pare affatto campata in aria. Non è oltremodo tollerabile che si accumuli ritardo su ritardo sull’area di Gioia Tauro. I cittadini della Piana ed i lavoratori si aspettano che la politica e le istituzioni facciano finalmente la loro parte.
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