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La decisione di utilizzare il porto di Gioia Tauro per il deposito di parte del materiale destinato alla costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina solleva perplessità, soprattutto per le conseguenze logistiche e ambientali legate alla distanza e al flusso di mezzi pesanti che interesseranno l’autostrada e le arterie stradali locali.
Un’infrastruttura lontana dal cantiere principale
La scelta di stoccare conci prefabbricati e bobine di cavi nell’area sud del bacino di evoluzione del porto di Gioia Tauro implica un trasferimento del materiale su lunghe distanze, attraverso un’intensa movimentazione di mezzi pesanti lungo l’autostrada A2 e le strade locali. Questo flusso rischia di congestionare il traffico, aumentando i tempi di percorrenza e aggravando l’usura della rete stradale.
La necessità di trasportare i materiali verso il cantiere del Ponte, situato a decine di chilometri dal porto, solleva dubbi sull’efficacia della scelta logistica. Il continuo via vai di camion su tratte già note per i frequenti rallentamenti, oltre a intasare l’autostrada, potrebbe generare disagi per residenti e pendolari e causare un impatto negativo sulla qualità dell’aria e sull’ambiente circostante.
Interferenze con il porto e rischi logistici
Nonostante l’Autorità portuale abbia assicurato che l’utilizzo delle aree sud del porto non interferirà con le normali operazioni, resta il timore che l’incremento del traffico di navi dedicate al trasporto dei materiali possa rallentare le attività commerciali del porto di Gioia Tauro. Gli investimenti e i successi raggiunti dai terminalisti, come Mct e Automar, potrebbero subire contraccolpi a causa dell’intensificazione delle operazioni portuali legate al Ponte.
Un nodo logistico che divide
L’Autorità portuale ha accolto con soddisfazione la soluzione proposta in collaborazione con la società Stretto di Messina Spa, ma la necessità di deviare grandi volumi di materiali attraverso un’infrastruttura stradale già critica rappresenta un problema non trascurabile. Inoltre, questa decisione mette in luce la mancanza di un’infrastruttura logistica più vicina al cantiere, che avrebbe potuto ridurre tempi, costi e disagi per il territorio.
Una scelta che rischia di aggravare i problemi del territorio
L’idea di utilizzare il porto di Gioia Tauro come centro di stoccaggio per i materiali del Ponte sullo Stretto evidenzia la complessità e i rischi di un progetto che non smette di dividere. Con il traffico previsto lungo l’autostrada e gli impatti sull’ambiente e sulle comunità locali, cresce la preoccupazione che questa scelta possa rivelarsi più un ostacolo che un’opportunità per il territorio.
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