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Il popolo (sic!) dei detrattori del Ponte è tornato in piazza, a Messina, sabato scorso, con una manifestazione che testimonia l’ennesimo flop del movimento contro la realizzazione della grande opera sempre più amata dai cittadini dello Stretto: i manifestanti, infatti, sono stati davvero pochini. Siano stati tremila, come dice la Questura, o settemila, come si affannano a dichiarare gli organizzatori, non sono numeri da manifestazione di rilievo nazionale. Mancavano sopratutto messinesi e reggini che da tempo, ormai, hanno abbandonato le vergognose scorribande dei No Ponte, tanto che hanno premiato, politicamente, nell’area interessata, le forze che si sono battute e continuano a battersi per far realizzare l’opera. Va ricordato che nella stessa Villa San Giovanni, tradizionalmente amministrata dai nemici del Ponte, e dove nel Consiglio Comunale, era stata eletta la signora Grazia Francescato (portavoce dei Verdi nazionali), l’ultima tornata elettorale ha registrato il cambio di direzione politica.
La verità è che è scemato l’appeal contro il Ponte le cui argomentazioni contro vengono percepite, dall’opinione pubblica, ormai in modo netto, come pretestuose e dettate da un atteggiamento antigovernativo. Per dirla tutta: da un atteggiamento antiberlusconiano. E l’abbandono dei nichilisti ‘No Ponte’ da parte della stragrande maggioranza dei cittadini è andata avanti di pari passo con l’emergere sempre più marcato della strumentalizzazione politica.
Ed è ciò che è avvenuto anche nell’ultima manifestazione. Infatti le foto, i video su Youtube, i servizi televisivi e giornalistici dimostrano, senza tema di smentita, che s’è trattato di una manifestazione prettamente politica, con slogan, bandiere, simboli e colori non certo eterogenei e rappresentanti della società civile, ma solo di una parte di essa. Non sono scesi in piazza per dire ‘No’ al Ponte, ma per ballare “bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao” e attaccare Berlusconi. Ennesima vergognosa strumentalizzazione di un tema, quello del Ponte, che di “politico” ha ben poco.
Le scarne argomentazioni contro il Ponte, trite e ritrite, sono semplicemente allucinanti e costruite sul nulla. Vanno, come sempre, dal nichilismo ideologico alla speculazione sulle vittime del disastro di Giampileri, dal benaltrismo generale e generico all’affermazione che il Ponte serve alle mafie, dall’affermazione che servono opere infrastrutturali al nullismo propositivo, dalla denuncia di situazioni gravi nell’attraversamento dello Stretto alla riproposizione di vecchi obiettivi, ma NESSUNO HA RICORDATO CHE una parte di manifestanti difendeva le proprie dimore in quel di Ganzirri.
Davvero paradossale, poi, la posizione no-pontista del Presidente del Comitato dei Pendolari dello Stretto che parla a nome di chi vive quotidianamente problemi e disagi davvero pesanti che con il Ponte sarebbero risolti, grazie alla conurbazione di fatto delle due città e delle due sponde dello Stretto e alla realizzazione di una metropolitana veloce, efficiente e funzionante in tempi rapidi. Ma questo fantomatico Presidente del Comitato Pendolari chi è? Sugli aliscafi e sui traghetti chi lo conosce? E’ distante dalla base degli onesti cittadini tanto quanto gli organizzatori di queste manifestazioni, puntualmente sconfitti ad ogni democratica tornata elettorale.
E in democrazia è la maggioranza che vince, o si pensa che basti una minaccia come quella di bloccare i cantieri per ottenere quello che vuole una minoranza rumorosa? Lo Stato ha tanti e tali strumenti che non si mette certamente paura per le ‘minaccie’ di gruppuscoli in cerca d’autori. Non si teme la mafia, figurarsi, quindi, se si può temere chi andando contro la volontà di chi governa va contro la volontà di chi ha scelto questi governanti. Non c’è spazio per sceneggiate di questo tipo.
Si è perso già troppo tempo con il blocco effettuato nel 2006 da Prodi e dal Ministro Bianchi. Non se ne può perdere ancora. Questo Ponte, vero volano di sviluppo, lo si attende da troppo, veramente troppo tempo.
Comitato ‘Ponte Subito’
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