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Al Laboratorio delle Arti e delle Lettere “Le Muse” di Reggio Calabria, Pina Lupoi racconta il ruolo e l’emancipazione della donna all’indomani della seconda guerra mondiale. In apertura di serata, il presidente Muse Giuseppe Livoti salutando i presenti, si è soffermato sul ruolo della scrittrice reggina, donna, imprenditrice che ha attraversato i grandi cambiamenti ideali, sociali, umani e formativi in tanti anni di attività culturale in Italia e all’estero con i suoi contatti in Spagna ed in Romania e proprio con l’incontro con la terra di Romania è riuscita a coniugare lo spirito di Ovidio, celebre poeta romano elegiaco e Eminescu filologo, scrittore rumeno, tardo – romantico, in una miscellanea di culture e formazioni diverse.
La Lupoi ha conversato con i presenti, e lo ha fatto con la tecnica del flash back, del ritorno al passato attraverso lo sguardo della memoria. “I miei scritti – dice – vogliono riportare in vita scene non particolari, ma comuni a tante famiglie, testi che come in un film accendono la luce su periodi che appartengono a tutti, affreschi sociali e personali che rafforzano l’idea dell’emozione”. Un incentivo quello della Lupoi a scrivere, viaggiare, osservare ma spesso oggi, gli occhi sono miopi e i potenti del mondo ci portano continuamente nel nostro tempo – avanti ed indietro – ma non nel regno dell’infanzia. Le battaglie progressiste, gli anni cinquanta e l’accelerazione del consumismo, gli anni dei tumulti nella città di Reggio Calabria: questi concetti hanno animato la Sala d’Arte Le Muse con l’io recitativo della scrittrice, attraverso pagine e parole che hanno rotto il silenzio e ricomposto il disordine di carte che spesso le donne hanno.
Il critico letterario e vice presidente Muse Teresa Polimeni, considera la poetessa, come colei la quale, attraverso la parola incisiva, ritorna volentieri verso i luoghi ed i tempi dell’infanzia, ne conserva intatti i profumi e le atmosfere, esaltando la visione che consente di filtrare squarci di vita mentre la stessa si dipana nel tempo; una donna, una voce calabrese che rievoca Sinopoli, la sua cittadina di origine, la sua formazione tra educazione formale, ansie e severità, in cui la regola era un tempo austerità comportamentale. Spazio è stato dato alle immagini attraverso un percorso ricco di mutamenti e variabili che la Lupoi ha voluto ricordare insieme alle personalità più versatili della letteratura contemporanea calabrese: Maria Argiroffi, Mimma Delfino Portuesi, Daniela Lupoi, Alba Marotta, Gilda Trisolini, Felicia Ziparo Lacava, donne esemplari.
“Con tante di loro – dice – scrivevamo e operavamo nel silenzio, come delle carbonare della poesia. Negli anni settanta vi era l’abitudine alla scrittura, si partecipava alla realtà sociale per accedere ai vari cambiamenti del sapere attraverso la lirica, la poesia e la prosa e si poteva esprimere l’immensa ricchezza di sentimenti, l’identità forte, la dignità e la fierezza di un popolo, ma anche le melodie dei suoni, i profumi e gli odori della Calabria. Noi incarnavamo degli ideali, noi donne eravamo speranzose, quella stessa speranza che io oggi la riverso su mia figlia, artista e creativa Alessandra D’Agostino che compone musica, dipinge e si ritrova nel mito ideale e testimonia la mia continuità comunicativa”.
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