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Un servizio pubblico essenziale, come quello dell’emergenza, rischia di scomparire dalla storia della sanità pubblica per passare definitivamente al privato.
Questa è una delle tante conferme, qualora ce ne fosse bisogno, di un metodo di gestione teso a impoverire sempre di più il Servizio Sanitario Pubblico e far saltare la garanzia istituzionale del diritto alla salute. Tuttavia, dai fatti registrati negli ultimi anni sul 118, sembrerebbe che l’Azienda Sanitaria Provinciale sia in attesa dell’interruzione di pubblico servizio per essere costretta all’esternalizzazione definitiva.
Questo è quanto ci consegna la storia recente, un servizio di emergenza abbandonato a se stesso, con una sola ambulanza attiva, acquistata 7 anni e con oltre 350.000 Km percorsi. Di contro, troviamo la presenza di un privato convenzionato e del volontariato, a supporto delle carenze strutturali di personale e mezzi di soccorso.
Il tutto è contornato da una confusione di ruoli, sia nelle attività di emergenza, sia nei trasferimenti urgenti con il maggior carico di lavoro, nella Piana di Gioia Tauro, assegnato ai 4 autisti superstiti e all’unica ambulanza pubblica (pronta alla rottamazione), della PET di Polistena..
Gli unici 4 Autisti Soccorritori dipendenti dell’ASP, con un paniere individuale di oltre 300 ore di lavoro straordinario (il limite massimo contrattuale eccezionalmente è di 250 ore) e ferie estive revocate, continuano a resistere in attesa di soluzioni che non arrivano. Sicuramente, quando arriveranno, non saranno quelle da loro sperate – assunzione di personale autista (anche a termine) ed acquisto di nuove ambulanze.
D’altro canto, l’obbligo imprescindibile delle ferie non può essere derogato oltre il periodo estivo, le ore di straordinario individuali non possono continuare a lievitare ben oltre il limite massimo consentito (l’ASP è stata già condannato per danno all’erario), il mancato recupero psico-fisico degli autisti si può trasformare in una bomba ad orologeria in qualsiasi momento, il privato ha comunicato ufficialmente che farà solo l’emergenza ma non i trasferimenti urgenti, la gran parte del volontariato è stata mandata a casa. Insomma una vera drammatica sequela di negatività per i cittadini dell’intera Piana di Gioia Tauro, nel momento in cui la popolazione si raddoppia con il turismo estivo e, conseguentemente le emergenze ed i trasferimenti in cerca di un posto letto (spesso fuori regione), fanno lunghe code di attesa al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Polistena, unico presidio in grado di dare risposte in termini di continuità assistenziale.
Vorremmo proprio capire dove è stato il risparmio nelle esternalizzazioni appaltate negli ultimi anni. L’ASP di Reggio Calabria ha l’obbligo di effettuare le verifiche contabili, con report almeno quinquennali e valutare, visto le deroghe assegnate dalla Legge e dai Livelli Essenziali di Assistenza, se è necessario ricollocare l’Emergenza Urgenza Medica nel pubblico. Ma questo non è il problema prioritario per l’Azienda, l’apparire conta più dell’essere al servizio del cittadino. Sbandierare per nuovo l’apertura della Lungodegenza da una parte e, dell’altra, i posti letto (inesistenti) di riabilitazione è un modo per garantire l’appartenenza e il consenso elettorale.
Questa è una delle tante criticità della sanità nella Piana di Gioia Tauro, guardata in silenzio da molti primi cittadini ed elogiata come vittoria elettorale da altri (Pirro docet). Forse sarebbe ora che le istituzioni tutte la smettere di fare pannicelli caldi e si svegliassero, mettendo fine alle diatribe campanilistiche per chiedere la costruzione del nuovo ospedale ed essere concreti nel fare squadra a tutela dei propri cittadini. Contestualmente, dovrebbero esercitare il diritto di controllo sull’operato di un’Azienda Sanitaria Provinciale lontano dai diritti di salute, più volte negati al popolo calabrese ed ai cittadini della Piana di Gioia Tauro.
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