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Riceviamo e pubblichiamo:
In contrada Madonna dell’Oleandro di Motta San Giovanni, in un’area boscata raggiungibile da una strada in terra battuta che si innesta dalla omonima via a circa 20 metri (salendo sulla sinistra) da un’attività di ristorazione, l’abbandono reiterato nel tempo e rilevante in termini spaziali e quantitativi, il degrado dello stato dei luoghi per effetto della presenza dei rifiuti di varia tipologia ha dato origine ad una discarica abusiva di rifiuti speciali anche pericolosi. Infatti, nella vasta area, poco distante da alcune abitazioni, troviamo sparsi “a macchia di leopardo” rifiuti di vario genere costituiti, fra l’altro, da: notevoli quantitativi di amianto sbriciolato e frantumato (lastre, tubi e canne fumarie di eternit vecchio tipo in gran parte frantumate) batterie esauste, penumatici, rottami ferrosi, contenitori metallici di oli e vernici, carcasse e parti di autovetture, scarti di lavorazione edile, frigoriferi, ecc.
E’ un dato di fatto oggettivo che sul nostro territorio proliferano le discariche abusive e ormai dilagano ovunque ed in via continuativa abbandoni di amianto sbriciolato sotto forma concreta di diverse tipologie di materiali, il più diffuso e comunemente conosciuto è l’eternit. I manufatti di amianto che fino a l994 hanno trovato larghissimo impiego nell’edilizia, oggi studi scientifici hanno certificato che l’amianto rappresenta una minaccia letale per l’uomo. Per tale motivo con la legge del 1992 ne è stato vietato in assoluto l’uso.
In aggiunta alla pericolosità per la salute della collettività e di pregiudizio per l’ambiente originata dalle discariche abusive ove il killer amianto impera, un’altra minaccia assolutamente reale ed incombente, pende dai tetti di tante costruzioni disseminate su tutto il territorio di Motta e Lazzaro. Il problema diffuso sotto gli occhi di tutti è dovuto alla presenza pressoché ubiquitaria di edifici, sia civili che industriali, provvisti di coperture con lastre di tale materiale, nella quasi totalità dei casi in cattivo stato di conservazione. Ne deriva quindi che l’esposizione del cemento-amianto all’azione erosiva degli agenti atmosferici e biologici causano la progressiva liberazione di fibre amiantifere nell’ambiente esterno. E’ evidente che le conseguenze dell’esposizione di un soggetto alla respirazione diretta di fibre di amianto non è un fatto modesto e di scarsa entità, ma significa in modo inoppugnabile creare il rischio e di moltissimi casi la certezza della insorgenza di terribili malattie che si manifestano anche 40 anni dopo l’esposizione, molte delle quali con esito mortale e comunque in ogni caso fortemente invalidanti.
Come anzidetto, la legge n.257/1992 ha messo al bando tutti i prodotti contenenti amianto ed ha previsto che le regioni effettuassero un censimento degli edifici nei quali erano presenti materiali o prodotti contenenti amianto e successivamente il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio ha stabilito le regole per la realizzazione della mappatura completa del zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto.
Sebbene da vent’anni la sostanza amianto è stata bandita dal nostro paese, a Motta e Lazzaro i numerosi edifici anche industriali coperti con lastre di eternit vecchio tipo presenti sul nostro territorio fanno ritenere che i proprietari degli immobili non hanno provveduto, come prescritto dalla norma, a comunicare agli Enti competenti i dati relativi alla presenza di materiali di amianto, né, di fronte ad una delicata situazione che vede tutti i cittadini indistintamente esposti al rischio, la competente Istituzione abbia provveduto ad effettuare il censimento delle coperture in cemento amianto. E’ certo che nel prossimo futuro ci sarà un aumento del problema perché non è stato fatto quello che andava fatto nel momento opportuno. Eppure le leggi sono state fatte. Patologie tumorali, non necessariamente a carico dei polmoni, potrebbero presentarsi dopo anni, quando sarà difficile poter far riferimento a casi di inalazione e dimostrare un particolare momento in cui l’esposizione è avvenuta.
Non ci possiamo certo stancare di ripetere che nel Comune di Motta San Giovanni le malattie tumorali sono in continua crescita. Va detto anche che sebbene attualmente l’incidenza delle patologie neoplastiche non è misurabile giacché manca il registro dei tumori, nei piccoli paesi come Motta e Lazzaro, dove si sa tutto di tutti si è a conoscenza del reale numero di casi oncologici presenti. Mentre il numero dei casi di morte per tumore desunto dalle statistiche di mortalità non rispecchia esattamente il numero reale per vari motivi, tra cui i decessi che si registrano presso le proprie abitazioni ove nelle certificazioni, tra le cause di morte viene indicata, “morte per arresto cardiocircolatorio” o “arresto respiratorio”. Forse si dovrebbe aggiungere “causato da tumore”.
Atteso che non è concepibile, tantomeno giustificabile restare immobili di fronte a un problema così delicato, si invitano le Istituzioni competenti a voler disporre le opportune verifiche e adottare i dovuti provvedimenti con l’ urgenza che il caso richiede a tutela della salute e a salvaguardia dell’ambiente.
Vincenzo CREA
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